Roma,. 25 ottobre- “Racconta una storia che più o meno tutti noi dovremmo conoscere: un poeta che prende una città che è Fiume e ne fa la sua città ideale. Una storia unica, inaspettata e poco narrata. Questo è sicuramente un film ambizioso con più letture: c’è la spy story, la storia d’amore e anche la storia di D’Annunzio, che cerca di costruire una città stato dove tutto è permesso e dove l’arte è al potere. Questa è una storia anarchica con un anelito di libertà ci ha molto affascinati”, dice il regista Arnaldo Catinari, tra i migliori direttori della fotografia italiani, che oggi ha presentato alla Festa del Cinema il suo film: Alla festa della rivoluzione, prossimamente al cinema con 01 distribution.
Nel cast: Nicolas Maupas, Valentina Romani, Maurizio Lombardi, Darko Peric e Riccardo Scamarcio.
Tutto è ambientato a Fiume, il giorno in cui il vate ed eroe di guerra Gabriele D’Annunzio (Maurizio Lombardi) dà il via alla sua rivoluzione visionaria. Ma proprio durante la festa di insediamento c’è un attentato alla vita del Poeta-Guerriero. Scoprire quali sono i nemici della rivoluzione è di prioritaria importanza: per Beatrice (Valentina Romani: “Il mio è un personaggio moderno e multistrato che ha un’evoluzione incredibile, parte con una profonda fame di vendetta e poi man mano cambia grazie ai sentimenti”) che è lì per proteggere D’Annunzio, per Pietro, il capo dei servizi segreti italiani combattuto tra dovere e ideali, e per Giulio (Nicolas Maupas: “Un disertore, avevo poche referenze storiche precise e ho avuto anche la libertà di giocare con le sensazioni del personaggio”), un medico, disertore della Grande Guerra, vicino agli ambienti anarchici.
“Arnaldo ha sempre avuto le idee molto chiare- dice Silvio Muccino che ha scritto la sceneggiatura insieme al regista-. Questo saggio è stato un faro e una guida, ci siamo messi in un terreno non battuto e senza dare nulla per scontato. Come unico riferimento cinematografico mi viene in mente la prima puntata della serie M dove si parla dell’esperienza di D’Annunzio, ma dal punto di vista di Mussolini. È l’ora più buia per citare un altro film prima della prima guerra mondiale, ma in quell’ora più buia D’Annunzio immagina la luce. D’Annunzio non è semplicemente il protofascista, è molto di più, è un grande visionario che sogna un grande Rinascimento, ma è anche quello che pensa la Marcia su Roma”.
“La sfida più grande è stata la ricostruzione di un mondo con le radici nel secondo futurismo- prosegue il regista-. Non c’è stato solo un lavoro filologico, ma volevamo raccontare anche l’emozione di Fiume. Dunque un mondo nel quale tutto diventa un po’ iconico come il cappotto di Beatrice. Un film ambizioso con molti livelli di lettura che vuole anche essere popolare. È un po’ un miracolo che si sia prodotto questo film”. Girato tra Udine e Trieste, prodotto da IIF, Fulvio e Federica Lucisano, con Rai Cinema. “Sui libri scoprivamo quel gruppo di scappati di casa che invadeva Fiume. Invece ho scoperto un mondo di intrighi internazionali”, dice Federica Lucisano. E Del Brocco (Rai Cinema): “Una storia importante che non è mai stata raccontata”.
“Il personaggio che interpreto qui è inventato, ma affonda le sue radici in quegli anni e incarna un po’ il concetto del fascismo, sente la necessità di una scalata e di una rivoluzione popolare, è molto ambiguo e ho cercato di renderlo credibile”, dice Riccardo Scamarcio. E Maurizio Lombardi nei panni di D’Annunzio dice: “Stiamo un po’ vivendo un Medioevo e penso che questa esperienza di Fiume possa tornare a dare un po’ una bussola: un poeta al potere, fantasia al potere, un nuovo rinascimento io me lo auguro”.
Infine il regista conclude: “La più grande rivoluzione per noi era proprio l’amore e quindi il monologo di D’Annunzio verte tutto su quello”.

