HomeARTICOLICPO FNSI: raccontare le donne con meno stereotipi, più rispetto

CPO FNSI: raccontare le donne con meno stereotipi, più rispetto

Roma,21 Marzo (red.Cin.) – Promuovere la parità e combattere i pregiudizi di genere nella comunicazione: dall’informazione all’industria dell’audiovisivo, dal giornalismo al cinema. Questo l’obiettivo della giornata di lavoro dedicata alle parole e all’immagine riflessa delle donne, nella rappresentazione che ne offrono i media e nel linguaggio. Un dibattito promosso “per una cultura del rispetto” (nella sede della Federazione della Stampa, con le professioniste e i professionisti del cinema e della televisione, le commissioni Pari Opportunità di Fnsi, Usigrai, l’Ordine dei giornalisti e l’associazione GiULiA) al quale ha partecipato in particolare sui temi del cinema anche il Sngci con la Presidente Laura Delli Colli e un intervento sul tema del femminile nei mestieri e dietro le
quinte del cinema, a cura di Ilaria Ravarino, del Messaggero intervenuta anche tra le Giornaliste Cinematografiche.

Tre i panel nei quali si è articolato lìincontro aperto dalla Segretaria generale Fnsi Alessandra Costante con i dati del Global Gender Gap Report 2023 secondo i quali l'Italia , sul tema, è al 79° posto su 146 Paesi, retrocessa nell’ultimo anno di ben 16 posizioni. Nel corso del convegno, organizzato operativamente dalla Commissione pari opportunità in collaborazione con ForMedia, la Commissaria AgCom Elisa Giomi, in videocollegamento, ha detto che, in particolare sul fenomeno della spettacolarizzazione e della narrazione (fin troppo estetizzante) della violenza di genere, ”si tende ad avere ancora una soglia di tolleranza troppo elevata”. E la presidente della Cpo Fnsi, Mara Pedrabissi, aprendo i lavori: “Quello che emerge da un’analisi più approfondita dei temi in discussione è un gender gap con una differenza di pagamento a sfavore delle donne a tutti i livelli”. Durante l'incontro tra giornaliste e protagoniste del cinema -e più vastamente degli audiovisivi- è stato interessante cogliere sensibilità ed esigenze
sul terreno del lavoro, sul tema del contrasto al gender gap e degli stereotipi di genere, argomento sul quale in particolare sono intervenute anche docenti universitarie, scrittrici, sceneggiatrici, giornaliste, fra cui Maria Pia Ammirati ed Elena Capparelli della Rai,Tiziana Ferrario e la Presidente dei Gironalisti Cinematografici (Sngci) Laura Delli Colli che ha sottolineato come il primo nemico da battere siano proprio gli stereotipi nel giornalismo così come nella scrittura di film e fiction nei quali la società è quotidianamente allo specchio in tutte le sue contraddizioni e nel gap che pesa soprattutto sulla rappresentazione del femminile. Un tema, quest’ultimo, sul quale è particolarmente sensibile il giornalismo che racconta il cinema, sempre di più negli anni appannaggio maggioritario delle giornaliste, in stragrande maggioranza più attive tra gli iscritti Sngci. Tra i dati sconfortanti emersi: le registe donne italiane per le loro produzioni ricevono finanziamenti che rappresentano il 40% in meno rispetto ai fondi destinati ai colleghi (1 milione e 500 per le donne contro 2.3 milioni degli uomini).

«Ma questo non inficia la qualità delle loro opere – ha detto Paola Randi dell’associazione Cento Autori – perché pur essendo le registe italiane, sia di cinema che tv, circa il 20%, vediamo che all’ultimo festival di Cannes su tre registi italiani una era donna, cioè Rohrwacher. La proporzione parla da sé». I dati si riferiscono alla Legge Franceschini del 2016 che, spiega la regista, si è dimostrata meno efficace rispetto a quella francese. Al secondo dei tre panel è intervenuta la giornalista Rai Tiziana Ferrario: «Continuiamo a vivere in un Paese profondamente maschilista, e ciò si concretizza anche in quello che mandiamo in onda. La parità non è stata raggiunta da
nessuna parte nel mondo ma in Italia continua ad essere un miraggio. Quello che è stato fatto non è sufficiente». Nell’ultima parte, infino, del seminario è stata analizzata una case history, quella relativa al caso dell’uccisione di Elisa Claps: hanno portato il loro contributo Marco Pontecorvo, Gianmarco Saurino e Maurizio Tini (regista, attore protagonista e produttore della fiction Rai;Per Elisa. Il caso Claps, Gildo Claps (fratello di Elisa Claps) e Mariagrazia Zaccagnino (giornalista e autrice del libro ‘Sono io Elisa Claps’. Nei diari inediti sogni e speranze di una vita interrotta: La persona oltre il caso).

Dal Convegno, infine, una denuncia e un appello: le giornaliste ritengono che sia “indifferibile incoraggiare e incentivare un cambiamento culturale” che porti a una più adeguata e positiva rappresentazione del femminile nei contenuti dell’industria audiovisiva. Un cambiamento che abbia “ricadute positive negli ambienti di lavoro per una più adeguata presenza delle donne, una loro maggiore valorizzazione e per il contrasto delle molestie. E che, al tempo stesso, incidendo nella produzione dell’immaginario collettivo – si legge nel documento condiviso al termine della mattinata- porti all’affermazione di relazioni paritarie fondate sul rispetto tra uomini e donne e a
una maggiore inclusività sociale”.

A questo fine, “le giornaliste italiane intendono: proseguire nel percorso di confronto e scambio con le professioniste e i professionisti del mondo dell’audiovisivo che mirano agli stessi obiettivi, creando appuntamenti stabili nel tempo anche di verifica dei risultati raggiunti; allargare il modello di confronto positivo realizzato con le professioniste e i professionisti del mondo dell’audiovisivo ad altri ambiti e territori trasversali al mondo dell’informazione; intensificare l’opera di formazione e sensibilizzazione delle nuove generazioni di giornaliste e giornalisti attraverso l’organizzazione di corsi e di momenti di confronto con studentesse e studenti delle Scuole di giornalismo; sostenere e promuovere le iniziative territoriali di dibattito, dialogo e confronto organizzate dalle Associazioni regionali di Stampa della Fnsi che abbiano l’obiettivo di promuovere il cambiamento culturale per una corretta rappresentazione della donna in ogni ambito della comunicazione e dell’espressione culturale e artistica”.

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