Roma, 5 marzo (di Giulia Lucchini)- “Sono passati ventotto anni da Ferie d’agosto. Ho cercato una storia che riportasse quei personaggi sull’isola di Ventotene”. Così Paolo Virzì torna con Un altro ferragosto al cinema, dal 7 marzo con 01 distribution, e ci fa ritrovare il giornalista Sandro Molino (Silvio Orlando) con la sua compagna Cecilia (Laura Morante). E non solo.
Allora in una sera d’agosto del 1996 lei gli rivelava di essere incinta. Oggi il loro figlio, Altiero Molino (Andrea Carpenzano), ha ventisette anni, è un giovane imprenditore digitale ed è tornato a Ventotene con il marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malato e in fin di vita e regalargli un’ultima vacanza. Sull’isola però c’è un gran fermento per il matrimonio dell’influencer Sabry Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel) col suo fidanzato Cesare (Vinicio Marchioni): la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero (ndr. allora interpretato da Ennio Fantastichini), è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Cercherà però in ogni modo di bloccarle sua zia, la mitica Marisa (Sabrina Ferilli), che ha capito che qualcosa non va.
Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva. “È stato emozionante per me ripercorrere le vicende di queste due famiglie e fare un bilancio sul tempo che passa, nel quale non è detto che si diventi più maturi si può diventare anche più fragili”, prosegue Virzì, che presenta il suo film proprio il giorno del suo sessantesimo compleanno.
“Non avrei mai pensato di arrivare a quest’età- dice Virzì-. Sono tanti i motivi che mi hanno portato a fare quel seguito che mi aveva chiesto Piero Natoli l’anno dopo. Sicuramente il fatto che sono venuti a mancare sia Natoli che Ennio Fantastichini mi ha spinto in questa direzione e mi ha fatto trovare il coraggio anche di rispondere alle numerose sollecitazioni dei miei produttori e distributori. Abbiamo anche un po’ scritto insieme i personaggi accogliendo nuovi ingressi in entrambe le famiglie dalla nota influencer a Cesare Corchiani fino al nuovo fidanzato di Marisa, per me un’occasione irresistibile per lavorare con un maestro della commedia come Christian De Sica.
E poi c’è Emanuela Fanelli alla quale ho affidato il messaggio di senso del film”.
Ancora più protagonista questa volta è l’isola di Ventotene. “Un’isola simbolo. L’avevo scelta perché era un posto spartano e non così turistico che poteva essere un luogo di ritiro per una comunità di intellettuali un po’ radical. Ora non è diventata Ponza, Ischia o Capri ma, rispetto alla spartana roccia di prima, è un po’ cambiata: ci sono i sushi bar e le ragazze che si fanno i selfie. Qui ho voluto menzionare il suo passato. Nel primo film lo alludevamo e basta, qui lo proclamiamo. Lì si è generata l’idea fondante della convivenza civile del dopoguerra e abbiamo girato questo film nel momento in cui invece stanno di nuovo riesplodendo le guerre, i nazionalismi e la democrazia è in crisi”. E poi: “In realtà tutto nasce perché ho fatto un sogno. Ero andato a Bologna dove avevano proiettato il restauro di Ferie d’agosto. Al momento del dibattito tutti mi chiedevano perché non facevo un sequel del film. Poi un signore mi domanda: ma che un regista come lei si fa spaventare dal tema della morte? In quei giorni sognai in bianco e nero i confinati di Ventotene. C’erano tutti i più illustri: Pertini, Spinelli, e c’erano anche tra loro Ennio Fantastichini e Piero Natoli. Quest’ultimo mi diceva: non stare a fare il prezioso, ti stiamo aspettando. Così ho deciso di fare il sequel”.
“Io sono la morte nel film”, scherza Silvio Orlando. E Laura Morante: “Cecilia non si rassegna a essere ignorata e si sente un po’ disprezzata da questo compagno intellettuale. Lui non partecipa dei suoi tormenti. Lei è un po’ egocentrica e molto demanding e richiedente di attenzioni anche perché si è sempre sentita un po’ inferiore”.
Mentre Sabrina Ferilli sul suo personaggio dice: “Io vorrei salvare mia nipote da questo matrimonio perché ho intuito cosa sta accadendo. Marisa è una donna malinconica, ma mai rassegnata, che crede nel sentimento e nell’amore e rinveste in questo ingegnere sperando poi di andare a Dubai e avere un riscatto”. E l’ingegnere ovvero Christan De Sica: “Vesto i panni di un imbroglione alcolista. Ho accettato di corsa questo ruolo perché per la mia carriera lavorare con Virzì era un fiore all’occhiello. Poi Sabrina è come mia sorella quindi per me è stata una bella festa”.
E poi le new entry: Vinicio Marchioni (“Paolo mi disse questo è uno che ha gli occhi di una mucca che sintetizzava una serie di mancanze intellettuali. Lui rappresenta tutti i difetti dell’italiano medio: presuntuoso, arrogante, arrivista, un pessimo padre, uno che non è in grado di dare un bacio alla futura moglie, insomma un personaggio orribile e detestabile”); Anna Ferraioli Ravel (“il mio è un personaggio tenero, delicato, compassionevole con una sua sensibilità amplificata che la porta quasi a essere una sibilla lungimirante. È una come tutte le donne di questo film una che lotta, mai vinta”) e Emanuela Fanelli (“All’inizio è una sfinge: non è allegra e non fa nulla per mascherare il suo malcontento e poi guarda tutti in modo un po’ snob perché lei si sente superiore. Ha un dolore profondo che alla fine esprime e riassume tutti i sentimenti di questi personaggi accomunati da una profonda solitudine e mancanza di amore e desiderio di provarlo”).
Infine Virzì conclude: “Questo è una commedia corale sul passare del tempo e sulla morte. Non ne dobbiamo aver paura perché fa parte della vita come mi disse quello spettatore bolognese”, dice Virzì. Che alla domanda se l’utopia della sinistra sia franata senza possibilità di salvezza risponde: “Il racconto ostinato di Sandro Molino inascoltato da tutti è però ricevuto da un bambino di dieci anni in modo appassionato. Non tutto è perduto. Forse sarà il nuovo leader della sinistra. Insomma c’è un futuro”.