HomeARTICOLIPietro Castellitto, il mio 'Enea' e la (sua) voglia di sentirsi vivi

Pietro Castellitto, il mio ‘Enea’ e la (sua) voglia di sentirsi vivi

Roma, 9 gennaio- “Mi auguro che questo film piaccia a chiunque, se avverrà vorrà dire che ho fatto un film vitale e non ideologico”. A dirlo è Pietro Castellitto alla presentazione di Enea, passato in concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e dall’11 gennaio al cinema distribuito in 250 copie da Vision.
Primo film d’autore italiano dell’anno, Enea è ambientato nella Roma bene ovvero a Roma Nord e è un gangster movie senza la parte del gangster che racconta la classe borghese.

Scritto e interpretato dallo stesso Pietro Castellitto, nel ruolo del protagonista, al fianco del suo amico Valentino (Giorgio Quarzo Guarascio), aviatore appena battezzato, rincorre il mito che porta nel nome, lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. I due, oltre allo spaccio e le feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile.

L’opera seconda è la più difficile, quale la sfida? “Questo è un mestiere che impari facendo. Girando I predatori avevo capito di aver sbagliato alcune cose e volevo questa volta usare una chiave meno grottesca”. Qui in qualche modo Pietro Castellitto racconta il Vietnam di Roma Nord. “Non voglio raccontare quale è stata la prima immagine che mi è venuta in mente scrivendo questo film perché sarebbe uno spoiler. Il male l’ho criticato difendendolo. Così come Roma Nord. Solo così mostri cosa ci sta dietro la maschera del perbenismo. Mi piaceva fare un film simbolico nei confronti della vita e non retorico nei confronti della morte. La morte è improvvisa, arriva e cancella tutto in un secondo: pranzi di natale, pranzi in famiglia, amori eterni, amicizie infinite. Il contesto della Roma bene mi sembrava l’ideale per mettere in scena tutto questo perché c’è il culto del corpo, il desiderio di raggiungere la bellezza, di fare soldi. Enea è un ragazzo romantico che ha una vitalità incredibile. Era importante mostrare come lui fosse figlio di una famiglia perbene e che dentro questa griglia non fosse felice. A quel punto è disposto a tutto pur di dare senso alle cose. In questo film tutti abbiamo un atteggiamento criminale”.

Nel film si mettono a confronto due generazioni. “C’è una generazione di adulti educati perbene che ha condotto la propria esistenza con dignità educando i propri figli e non rinunciando alle proprie vocazioni, ma che ha perso il desiderio della ricerca della felicità- dice Sergio Castellitto che qui interpreta uno psicoanalista di nome Celeste, nonché padre di Enea-. Dall’altra c’è una generazione di adulti del male che rivendica il diritto alla felicità e ha una visione romantica. Questo è un film profondamente morale che non fa morale”.
“Le dinamiche che racconta tra i vari esseri umani sono estremamente precise- dice Benedetta Porcaroli nei panni di Eva, la ragazza innamorata di Enea-. Il mio personaggio è una donna razionale che propone a lui un’alternativa rispetto al senso del pericolo. È una ragazza capace di innamorarsi di uno molto diverso da lei. Ma l’amore trascende anche queste diversità”.

E Giorgio Quarzo Guarascio: “Il mio è un personaggio che gioca con il sole. Il film che ha scritto Pietro è un po’ come la tragedia greca ovvero antifrastico. Noi interpretiamo due amici e penso che l’amicizia altro non sia che un amore andato male”.
Nel cast anche Chiara Noschese, nel ruolo della madre di Enea, Cesare Castellitto, nel ruolo del fratello di Enea, e Matteo Branciamore, nel ruolo del laido gestore di discoteche, e Adamo Dionisi nel ruolo del gangster.
Tanti i membri della famiglia reale di Pietro presenti nel film. Autobiografico? “La cosa più autobiografica è l’ironia soprattutto a cena quando litighiamo. E anche il rapporto tra i due fratelli nel quale c’è una strana reverenza e allo stesso tempo rabbia e protezione”, risponde Pietro Castellitto.
E Sergio Castellitto aggiunge: “Trovatemi una famiglia italiana borghese o proletaria che non abbia almeno un 10% di disfunzionalità. Non ha fatto un’autobiografia caratteriale, ma interiore, psicoanalitica, sentimentale e spirituale. Il suo non è un gesto narcisistico, ma un atto di generosità”.

Prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, e Luca Guadagnino per Frenesy, il film è una produzione The Apartment, società del Gruppo Fremantle, Vision Distribution, società del Gruppo Sky, e Frenesy, in collaborazione con Sky, Prime Video e Giovane Film. “Pietro è tra i pochi registi italiani che scrive scene e non dialoghi. Da tempo volevo fare un film epico sulla bellezza e la bruttezza della Roma bene e Pietro mi ha dato questa possibilità”, dice Lorenzo Mieli. Infine Pietro Castellitto conclude: “Tutti i personaggi pur contenendo la vita resistono a qualcosa. La vita si aggiusta da sola, così come il cinema”.

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