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Sollima e la sua Roma che brucia ‘Adagio’

Roma, 12 dicembre-“Sono partito dall’idea di vecchi criminali in cerca di redenzione”. Così Stefano Sollima alla presentazione del suo Adagio, in concorso a Venezia 80 e ora in uscita il 14 dicembre con Vision, che vede protagonisti Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini, Gianmarco Franchini.
Tra carabinieri corrotti e ricattatori, capitanati dal bieco Vasco (Giannini) e ex criminali (redenti?), ovvero Polniuman (Mastandrea), Daytona (Servillo) e Cammello (Favino) Sollima ci porta dentro un crime intimista e dopo essersi affermato all’estero torna a girare nella sua Roma.

Il titolo? “Rispecchia l’ideale passo a tre dei protagonisti, un racconto lento, è il loro tempo ideale musicale”, risponde Sollima. E poi: “È un film nato dalla voglia disperata di tornare a girare a Roma, un atto d’amore verso questa città. È una Roma meno raccontata lontana da quella del centro storico e monumentale, è la Roma dei romani. Ci siamo innamorati di alcuni luoghi come la Tangenziale e abbiamo raccontato una Roma di viabilità più alla Los Angeles”. Ma è anche una Roma che brucia. “Ho fatto riferimento alla banale realtà. In quel periodo a Roma c’erano continui incendi e blackout. Abbiamo cominciato a scrivere con Stefano Bises e abbiamo deciso di utilizzare questa situazione come metafora di un racconto”.

“L’elemento simbolico del fuoco che brucia intorno in questo momento è un’emozione condivisa e la sensazione è quella di ritrovarci in un angolo in cui ripararci- dice Favino-. C’è un’aggressione dall’esterno ed è bello pensare che un ragazzo riesca a tirare fuori queste persone dagli angoli. Il cinema di Sollima è molto laico e qui le colpe non ricadono sui figli. Ognuno è responsabile di ciò che fa, perché non sempre e non per forza i figli dipendono dagli errori dei padri”.

Per Servillo e Mastandrea il mondo di Sollima è travolgente e affascinante. Tutti gli attori hanno lavorato molto sul corpo, chi per interpretare un cieco e chi per vestire i panni di un malato terminale. Anche lo stesso Giannini racconta: “Sono ingrassato tantissimo per fare questo personaggio e c’è stato un grande lavoro sul corpo. Il mio è un personaggio che si muove tra il bene e il male, tra assassino efferato e padre che si prende cura dei propri figli. Lui ha una ferita che alimenta la sua rabbia”.

Adagio esce a Natale, ma non è il classico film di Natale. “È una nostra strategia precisa iniziata già con Le otto montagne- dice Massimiliano Orfei, ad di Vision-. Vogliamo spiazzare il pubblico non solo con i contenuti, ma anche con i posizionamenti distributivi. Puntiamo sulla sorpresa e sullo spiazzamento del pubblico per riportarlo in sala, per questo Adagio va al cinema nel periodo dei family e delle grandi commedie”.
E il produttore Lorenzo Mieli di The Apartment Pictures dice: “Per Sollima in realtà questo è un film family e comunque è il suo film più intimista e di sentimenti. C’è molto del rapporto padre e figlio. È stata un’impresa in corsa realizzare questo film di genere, un crime che porta avanti un lavoro sulla Roma sotterranea della criminalità romana. Qui si dà l’addio a un mondo per un mondo che verrà e che forse sarà migliore”.

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