HomeARTICOLIChi era Sergio Citti? Un libro per scoprirlo

Chi era Sergio Citti? Un libro per scoprirlo

Torino, 1 dicembre- Chi era Sergio Citti? Quest’anno il Torino Film Festival gli ha dedicato un’ampia retrospettiva, a 90 anni dalla nascita, proiettando tutti i suoi film da Casotto a Mortacci, da Ostia a Il minestrone. Ma c’è di più: Caterina Taricano e Matteo Pollone hanno creato un catalogo dall’ampio respiro, dal titolo Sergio Citti. La poesia scellerata del cinema (edito da Sabinae), per raccontare a 360 gradi la figura di questo poeta autodidatta del cinema e di questo regista selvaggio e affabulatore.

“C’erano alcuni libri su di lui, ma noi abbiamo cercato di riempire le lacune relative ad alcune cose che mancavano nella sua filmografia- dice Caterina Taricano-. Molto materiale era disperso anche in termini di reperibilità delle copie. È stato difficile per esempio recuperare i film degli ultimi anni. Le cineteche li hanno, ma sono copie uniche che non possono circolare. Abbiamo dovuto fare i salti mortali. Con film come Vipera e Fratella e sorello ci sono stati problemi con i diritti. Alcune opere erano sotto curatore fallimentare. Non è stato semplice”.
Insomma un lavoro di ricerca abbastanza complicato e avventuroso. Per fortuna nel corso di questa ricerca ci sono state fonti preziose come i registi Stefano Urbanetti, Giancarlo Scarchilli e David Grieco. “Una vera e propria comunità cittiana: il loro aiuto è stato davvero fondamentale perché ci hanno permesso di non incappare in errori proprio perché non si sa molto di lui- precisa Caterina Taricano-. Sono persone che lo hanno incrociato nel loro percorso professionale e lo hanno conosciuto più approfonditamente”.

Il libro si compone di una filmografia commentata: cast tecnico e artistico e sotto un piccolo saggio per ognuno e un montaggio di interviste per ricostruire la sua personalità artistica e professionale attraverso le dichiarazioni che aveva rilasciato. Guida antropologica di Pasolini nelle periferie romane, Sergio Citti è sempre un po’ stato visto come una sua emanazione. “I due si sono influenzati a vicenda- commenta Caterina Taricano-. Si parla sempre dell’influenza che Pasolini ha avuto su Citti, ma non ci si chiede mai il contrario. Io non so se Pasolini avrebbe fatto in quel modo quello che ha fatto senza di lui. Citti è stato una guida alla comprensione del sottoproletariato, perché l’altro era un borghese comunque. Faceva anche il doppiaggio di alcuni film come Ostia. Faceva da guida antropologica e controllava i dialoghi, tramite il doppiaggio. Cercava di dare veridicità ai personaggi e alle storie. Mi immagino proprio una consulenza, non è un discepolo come noi pensiamo sia stato”.

In questa direzione, ovvero con lo scopo di far conoscere un regista poco noto, ma che ha lavorato con tanti attori famosi, da Gassman a Fiorello, da Harvey Keitel a Jodie Foster, da Carlo Verdone a Roberto Benigni, nonché con l’intento di sdoganare la sua figura da quella di Pasolini, va anche il docufilm al quale sta lavorando il regista Stefano Urbanetti: “Si intitola Il contastorie. È un progetto sulla vita e la carriera di Citti, regista e sceneggiatore, peraltro lui è stato il mio maestro, perché grazie a lui ho iniziato a fare questo lavoro. Il progetto nasce insieme al nipote di Citti, Joseph Martorano. È un omaggio a un regista che per tutta la sua carriera, e anche dopo la morte, non è stato approfondito adeguatamente. Da sempre considerato un epigono di Pasolini, oscurato anche dall’ingombrante figura del fratello Franco Citti, che è stato un grande attore, icona di tutti i film più importanti di Pasolini”.

Ma cosa ti ha più colpito di Sergio Citti? “La grande umanità che si evince dai suoi film- risponde Caterina Taricano-. Lui ha avuto una vita molto difficile. Aveva imparato non ad essere peggiore, ma a migliorare la sua condizione. L’intelligenza è anche una forma di adattamento e lui è riuscito a sopravvivere a determinate situazioni e a trarne il meglio. In Ostia e Storie scellerate c’è tanto della sua infanzia difficile. Eppure lui aveva una grande umanità per i più fragili. Non a caso molti collaboratori raccontano che era capace di fermare un film per fare attraversare un cane per strada o mettere al sicuro un passerotto”.

Must Read