Roma, 21 ottobre- Le Donne del Muro Alto festeggiano i dieci anni di attività con una nuova rappresentazione dell’Olympe de Gouges: il primo appuntamento si terrà domenica 22 ottobre, nell’ambito della diciottesima edizione della Festa del Cinema.
Si rinnova la collaborazione tra la Fondazione Cinema per Roma e Le Donne del Muro Alto: anche quest’anno, infatti, la compagnia di attrici ex detenute e ammesse alle misure alternative alla detenzione del carcere, dirette da Francesca Tricarico, saranno presenti alla Festa del Cinema. Domenica 22 ottobre alle ore 15.30 presso la sala Auditorium del MAXXI (ingresso gratuito), si terrà la presentazione in anteprima del nuovo spettacolo, Olympe de Gouges, che ripercorre gli ultimi mesi di vita della drammaturga e attivista francese vissuta durante la Rivoluzione, che dedicò la sua vita e le sue opere ai diritti delle donne. Tratto dal romanzo “La donna che visse per un sogno” di Maria Rosa Cutrufelli, scritto e diretto da Francesca Tricarico, lo spettacolo arriverà poi al Teatro India (9 – 10 novembre) e al Teatro Vittoria di Roma (22 aprile 2024).
Francesca Tricarico, ideatrice del progetto e regista, dichiara: “Sono passati più di dieci anni da quel primo ingresso nel carcere femminile di Rebibbia, dieci anni esatti dalla nascita de Le Donne del Muro Alto, un progetto che fin da subito ho capito non poteva e non doveva terminare lì, nonostante tutto sembrasse dire il contrario, dalla difficoltà del luogo alla continua estenuante ricerca dei fondi. Quanto quel luogo mi raccontava allora e oggi ci racconta della società in cui viviamo? Un’opportunità per le donne recluse e per tutti noi, “società civile”, di comprendere dove siamo e dove stiamo andando, grazie alla grande lente di ingrandimento del carcere sull’uomo e la società. Una società dove le donne più degli uomini pagano lo stigma sociale della detenzione, “dell’errore”. In questi dieci anni la realtà de Le Donne del Muro Alto è cresciuta, sia all’interno che all’esterno delle mura carcerarie, divenendo un vero e proprio percorso di accompagnamento al ritorno nella società civile. Oggi, per le donne coinvolte, il progetto rappresenta sempre più una concreta possibilità di formazione oltre che un’occasione lavorativa regolarmente retribuita, un prezioso strumento di inclusione sociale”.