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Venezia, Matteo Garrone in concorso con ‘Io Capitano’

Venezia, 6 settembre-“Volevo raccontare una sorta di controcampo rispetto a quello che siamo abituati a vedere. Da decenni vediamo barconi che arrivano sul Mediterraneo. A volte li salvano, a volte no. C’è la rituale conta dei morti e con il tempo ci si abitua a vedere queste persone come numeri perdendo di vista che dietro ci sono un mondo, una famiglia, dei sogni e tanti desideri. Volevo mettere la macchina da presa dal lato opposto ovvero dall’Africa verso l’Europa per raccontare e vivere insieme a loro questo viaggio. E volevo cercare di dare una forma visiva a tutta quella parte di viaggio che di solito in Occidente non ha una parte visiva: il deserto, i campi di detenzione in Libia e i viaggi in mare”. A parlare è Matteo Garrone che oggi a Venezia 80 ha presentato in concorso il suo film: Io Capitano, in sala con 01 distribution dal 7 settembre.

L’odissea contemporanea di due giovani migranti senegalesi, Seydou e Moussa, interpretati da Seydou Sarr e Moustapha Fall, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa.
“Ci sono tanti tipi di migrazioni, quelle legate alla guerra e quelle legate ai cambiamenti climatici- prosegue Matteo Garrone-. Il film che ho fatto racconta una forma di migrazione fatta di giovani. Una forma di migrazione di cui si parla meno. In Africa il 70% della popolazione è composta da giovani e fra questi ci sono quelli che rischiano la vita per poter arrivare in un paese come l’Europa. Questo tema mette in luce questa profonda ingiustizia. Molti ragazzi non sanno perché per andare in Europa e in Occidente sono costretti a fare dei viaggi di morte. Il mio film è un’odissea omerica che racconta tutti i vari stati d’animo dei nostri attori protagonisti, volevo raccontare quella parte di viaggio che noi non vediamo. Poi il film si ferma quando loro avvistano l’Italia”.

Il lavoro di sceneggiatura è stato fatto insieme a Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso (“un lavoro collettivo, ma anche per noi è stato un viaggio attraverso i loro racconti e sentimenti”) e Andrea Tagliaferri partendo da un grande lavoro di documentazione. “Abbiamo parlato con ragazzi che avevano vissuto realmente quell’esperienza di viaggio. Siamo rimasti fedeli il più possibile a questi racconti. E abbiamo cercato di fare un road movie, ma anche un viaggio di formazione con le varie emozioni di questi personaggi. I due sogni presenti nel film aiutano a raccontare gli stati d’animo del protagonista e a dargli maggiore profondità con i suoi sensi di colpa verso la madre e verso la donna abbandonata nel deserto. Poi il film si muove su un piano più realistico e rimanda a Gomorra, ma anche su un piano più favolistico e rimanda a Pinocchio, personaggio con il quale abbiamo trovato tante assonanze perché anche Pinocchio con il suo candore si trova in un viaggio di formazione ad affrontare vari pericoli”.

E Mamadou Kouassi, che è arrivato in Italia quindici anni fa e ora vive a Caserta e fa il mediatore culturale, e che nel film è uno degli interpreti principali, dice: “Questo film racconta la volontà di noi giovani di avere un futuro migliore. Siamo partiti dall’africa subsahariana, il più grande deserto, poi sono stato per tre anni in Libia e ho visto le condizioni umane. Il nostro è un viaggio di speranza. Matteo Garrone ha dato la voce a chi non ha voce. Ripristinare un canale di ingresso regolare potrebbe aiutare a combattere questa tragedia”.

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