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Micaela Ramazzotti, felice dietro la macchina da presa

Venezia, 1 settembre- “Era un film che sognavo la notte, Nelle mie fantasie c’era questa famiglia: i Mazzoni da Fiumicino. Volevo raccontare l’emancipazione di due fratelli nati in una famiglia tossica e disfunzionale”. A parlare è l’attrice Micaela Ramazzotti per la prima volta dietro la macchina da presa con Felicità.

La sua opera prima, in concorso nella sezione Orizzonti Extra all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, racconta una famiglia storta, di genitori egoisti e manipolatori, un mostro a due teste che divora ogni speranza di libertà dei propri figli. Protagonisti sono: Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti, Sergio Rubini e la stessa Micaela Ramazzotti, nei panni di Desiré, una donna decisamente imperfetta, ingenua, un po’ bugiarda e forse patetica.

“Avevo una visione ben precisa di questo film e ho avuto la faccia tosta di volerlo dirigere. Bisogna affrontare le cose soprattutto se dentro senti che hai voglia di fare una cosa. Io volevo proprio raccontare come vedevo i Mazzoni e ho fatto un gran lavoro con la costumista. Tutti i personaggi hanno dei visi pallidi perché sono totalmente angosciati”, prosegue la Ramazzotti, che ha scritto la sceneggiatura insieme alle esordienti Isabella Cecchi e Alessandra Guidi e che porta sul grande schermo questa storia che si svolge tra Fiumicino e Piazza Vittorio a Roma. “Mi piaceva l’idea di mettere questi due mondi a confronto: quello di Bruno, un professore di economia che abita a Piazza Vittorio, e quello dei Mazzoni, che abitano a Fiumicino. Ho scelto Fiumicino perché è molto cinematografica. Sono luoghi che conosco e mi piaceva che i Mazzoni abitassero in quei palazzoni. Volevo raccontare la costrizione del vivere di una famiglia che vive tutta appiccicata. Piazza Vittorio invece l’ho scelta perché è una Roma molto viva”.

E poi ancora: “Mi interessava raccontare le persone fragili, deboli, nate storte, quelle che non riescono a vivere in questo mondo e intraprendono un percorso di psicoterapia. L’infelicità rende depressi e può durare a lungo, invece la felicità dura un attimo. Per raccontare queste famiglie disturbate, dalle quali bisogna avere il coraggio di emanciparsi e di scappare al più presto, ci hanno ospitato molto psichiatri in varie cliniche e strutture. Abbiamo assistito a incontri plurifamiliari. Ho capito che il problema è spesso l’egocentrismo dei genitori, laddove invece i figli diventano coprotagonisti”.

Desiré è la sola che può salvare suo fratello Claudio e continuerà a lottare contro tutto e tutti in nome dell’unico amore che conosce, per inseguire un po’ di felicità. “Desiré si emancipa nel momento in cui salva il fratello- spiega-. È una donna che si emancipa aiutando gli altri: è questo il modo per crescere e fortificarsi. Parte vessata, fragile e infelice. Ha l’angoscia di vivere. Ma piano piano acquisisce autostima. In questo personaggio ci ho messo dentro tutte le donne che ho interpretato”.
E a proposito del suo personaggio, ovvero Bruno, un professore universitario progressista e di larghe vedute, Sergio Rubini dice: “Sono colui che dovrebbe aiutarla ad affrancarsi dai Mazzoni, ma in realtà non sono capace di accoglierla e vorrei correggerla perché divento un personaggio giudicante. È un po’ un aspetto della parte politica che rappresento l’attenzione alla facciata e non al contenuto. La felicità per noi stessi non esiste forse riusciamo a raggiungerla quando la regaliamo agli altri. Micaela si è messa in ballo come autrice e ha voluto in qualche modo raccontarsi. Questo ha reso l’esperienza quasi sacrale. Stavamo tutti facendo qualcosa di molto intimo”.

A chi le chiede, in conferenza stampa, se non le dispiaccia non fare parte del concorso ufficiale a Venezia 80 vista anche la mancanza di registe donne. La Ramazzotti risponde: “Sono felice così”.
D’altronde il momento è molto buono. “Quest’anno ho avuto la fortuna di andare a Berlino con una serie molto importante, The Good Mothers, che ha vinto l’Orso d’Oro. E la bellezza di stare qui a Venezia è davvero un’opportunità perché i festival sono emozionanti. Oggi ci sono più opportunità e i ragazzi possono vedere tanti film”. E in futuro? Continuerà a fare la regista? “Sarà il pubblico a deciderlo. Scrivere fa sempre bene e io giro sempre con un quadernetto nel quale scrivo sempre. Ora come attrice sto girando una seconda serie. Mi sono divertita tanto, ho anche trottato molto, ma allo stesso tempo mi è anche venuto naturale. E poi ho avuto dei collaboratori fantastici (ndr. Luca Bigazzi per la fotografia, Jacopo Quadri per il montaggio, Catia Dottori per i costumi, Carlo Virzì per le musiche e Paolo Sansoni per la scenografia).
Il film uscirà nelle sale il 21 settembre distribuito da 01 distribution.

Crediti: Lucia Iuori

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