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Il sol di Nanni Moretti

“Per capire come sta Nanni Moretti bisogna vedere i suoi film”. Parola di Silvio Orlando, di nuovo, a diciassette anni di distanza dal Caimano, tra gli interpreti di un film del regista di Caro Diario,. Nella famiglia morettiana de Il sol dell’avvenire, dal 20 aprile in sala con 01 distribution e in concorso al Festival di Cannes, anche Margherita Buy (che ha appena finito di girare il suo primo film da regista e nuovamente in un film di Moretti dopo Tre Piani) e la new entry: Barbora Bobulova (“entrata un po’ come una straniera e accolta calorosamente nei panni di una sarta”).

Definito in conferenza stampa da uno dei tanti giornalisti presenti: “Un 8 e mezzo fatto da un uomo autenticamente di sinistra”. Il film racconta la storia di Giovanni (Nanni Moretti), un regista e di sua moglie, la produttrice Paola (Margherita Buy), che stanno girando un film ambientato nel 1956 nel periodo dell’invasione sovietica in Ungheria. Intanto lui sta anche scrivendo un film da Il nuotatore di Cheever e ne immagina un altro con tante canzoni italiane.
Spesso il suo personaggio nel film dice “Non va bene è tutto diverso”. Come sta Nanni? “Ho sempre reagito andando contro quella che era l’onda- risponde -. A metà anni ottanta c’era la tendenza a fare film fintamente internazionali. Ho reagito a questa tendenza dominante facendo una mia casa di produzione e producendo film italiani come Notte italiana (ndr. Diretto da Carlo Mazzacurati nel 1987 vincitore del Nastro d’argento come miglior regista esordiente) e Domani accadrà (ndr. film del 1988 diretto da Daniele Luchetti).

Qualche anno dopo i cinema chiudevano, trionfavano le videocassette e io nel 1991 apersi la sala del cinema Sacher. Più di quindici anni fa quando gli esordienti non se li filava nessuno ho cominciato a fare in arena Bimbi belli, cioè il festival con i registi esordienti. E anche ora, in un momento di difficoltà delle sale faccio finta di
niente e continuo a scrivere, girare, montare il mio film per gli spettatori in un cinema. Cerco sempre di non preoccuparmi troppo di quello che sta succedendo intorno”. Prodotto da Paolo Del Brocco di Rai Cinema, (“da sempre ho fatto i miei film insieme alla Rai tranne in due casi, Il portaborse, che si rifiutarono di coprodurre, e Il Caimano, per evitare reciproci imbarazzi”, specifica Moretti nel corso della conferenza stampa) e da Domenico Procacci
di Fandango (“ha prodotto i miei ultimi quattro film: Habemus Papam; Mia madre; Tre Piani e Il sol dell’avvenire”) il film uscirà nelle nostre sale il 20 aprile distribuito da 01 distribution e è in concorso al festival di Cannes.

A tal proposito con che spirito va Nanni a Cannes? “In Francia il film è molto atteso e uscirà a fine giugno. Da poco sono stato a Parigi a controllare i sottotitoli. La locandina è diversa: ci sono io su un monopattino (ndr. Variazione di icona notevole per l’uomo della Vespa in una situazione parigina di odio per il monopattino elettrico). Questa volta loro hanno preferito fare un altro manifesto. Io ho aderito a questa loro scelta”. Tanti i cambiamenti dalla prima stesura nel giugno del 2021 della sceneggiatura scritta dallo stesso Nanni Moretti insieme a Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella.

“Il personaggio del giovane regista all’inizio era molto più timido, quando ho conosciuto Giuseppe Scoditti ho ribaltato il personaggio e gliel’ho ritagliato addosso. In un primo tempo la scena girata nel quartiere Mazzini era una litigata senza audio, si sentiva solo una canzone, poi ho deciso di suggerire io di volta in volta a Blu Yoshimi le battute da dire: per cui si sente la mia voce fuori campo e lei che ripete le battute che le suggerisco. L’ultima ventina di inquadrature non erano previste. Il film doveva finire con la parata a Via dei Fori Imperiali e con i personaggi di Barbora e Silvio su un elefante. E poi mi è venuto in mente di far tornare tutti i personaggi del film e dei miei vecchi film come Jasmine Trinca. Ho aggiunto anche un ciak che guardo in macchina e saluto. Un saluto con cui concludo questa primissima fase della mia carriera”, dice scherzando Nanni Moretti. E poi ancora: “Ho tolto una frase che dicevo a Piazza Mazzini al produttore francese, il personaggio interpretato da Mathieu Amalric. L’ho tolta perché mi faceva un po’ impressione visto che nel frattempo era scoppiata la guerra in Ucraina. La battuta era: sembra un po’ la Budapest degli anni cinquanta. E poi aggiungevo, cosa che poi ho tagliato al montaggio: già vedo i carri armati avanzare verso Viale Carso”. Cancellata anche una scena con dei leoni (con rammarico del produttore Domenico Procacci).

Tanti i temi, tre epoche diverse, come ha fatto a mantenere l’armonia? “Volevo raccontare tutto questo sapendo che stilisticamente avrei girato in modo diverso: il film con le canzoni, il film nel film eccetera”.
Ne Il sol dell’avvenire si affronta anche il delicato tema del rapporto tra cinema e piattaforme, in primis Netflix. Quale la sua posizione in merito? “Le piattaforme vanno bene per le serie, i film si devono fare per il cinema”, risponde nettamente Nanni Moretti. “Tanti film d’autore che un tempo venivano coccolati e uscivano con la giusta attenzione ormai vengono gettati allo sbaraglio e a casaccio. Il pubblico non capisce cosa sta uscendo. Il cinema italiano è vivo, ma privo di una cura e di un’attenzione intorno. Mancano le belle trasmissioni sul cinema in televisione. I registi ci sono, i film anche, a volte il pubblico dà delle sorprese. Vedi Le otto montagne. In programmazione ci sono stati bei film come Silent Love, La notte del 12, Gli orsi non esistono, The quiet girl. Ci sono tanti giovani registi sotto i 65 anni bravi, poi ci sono Amelio, Bellocchio eccetera. Quel che manca è
la cura”.

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