
Roma, 5 maggio (Fr. Pierl) – “Non ho mai perso la fiducia nella giustizia. Fare un film sulla mia storia era un sogno nel cassetto. Pensavo però che l’avrei girato con un animo più leggero. Invece nelle sequenze in carcere sono tornato a quei giorni e sono scoppiato in lacrime nella scena in cui veniva sbattuta la porta della cella di isolamento”. Lo ha detto con un po’ d’emozione Carmelo Zappulla, classe 1955, diventato un famoso interprete della canzone napoletana melodica, parlando di Il ragazzo della Giudecca, dove interpreta se stesso, diretto da Alfonso Bergamo, nelle sale in una sessantina di copie dal 12 maggio, distribuito da Windfall Cinema Production e West 46th Films.
Il film ripercorre, con alcune parti romanzate, l’incubo giudiziario, alla fine risolto da un’assoluzione con formula piena, vissuto da Zappulla negli anni ’90, scattato quando fu accusato da alcuni pentiti nel 1993 di essere il mandante dell’omicidio dell’amante della madre. Zappulla fu arrestato, passò alcuni mesi in prigione e poi fu rilasciato. Decise però di fuggire nel 1994, quando fu emessa contro di lui una nuova ordinanza di custodia cautelare. Rinviato a giudizio, nel maxi processo contro le cosche siracusane, il gip chiese per Zappulla una condanna all’ergastolo. Il cantante rimase latitante fino all’assoluzione.
Nel cast ci sono, fra gli altri, Luigi Diberti, Tony Sperandeo, Chiara Iezzi, Mario Donatone, e i cameo di Giancarlo Giannini e Franco Nero. In uno stile che unisce film giudiziario e atmosfere melò rilanciate dai brani del cantante: ”Quando ho letto la storia ho subito pensato che era da raccontare a una nuova generazione. Quello di Carmelo, è un caso simile a quello di Tortora” ha spiegato il regista, qui alla sua opera seconda.
Il cantante non ha mai incontrato i pm della sua indagine: “Mi sarebbe piaciuto domandargli come si fa a chiedere l’ergastolo avendo in mano solo le accuse di una decina di pentiti, che dicevano tutti cose diverse e sembrava volessero solo finire sui giornali”. Dopo l’assoluzione “mi sentivo ‘martellato’. Avevo anche deciso di smettere di cantare, ma ho capito che così avrei abbandonato ingiustamente il pubblico. Ora sto bene, sono cose che capitano nel mondo dei vivi”.
Il procuratore interpretato da Tony Sperandeo (amico nella vita di Zappulla) ha tratti un po’ luciferini: “Mi piaceva l’idea di renderlo un personaggio un po’ da fumetto, sopra le righe, una metafora su come spesso funziona la giustizia in Italia” dice Bergamo.