
Roma, 22 agosto (Fr. Pierl) – C’è anche un coproduttore esecutivo molto speciale, come Martin Scorsese dietro l’opera seconda dell’italo americano Jonas Carpignano, a Ciambra, uno dei film rivelazione dell’ultimo Festival di cannes, dove ha vinto, alla Quinzaine des Realisateurs il premio Europa Cinema Label. Quest’intenso romanzo di formazione, in arrivo nelle sale il 31 agosto in 40-50 copie con Academy Two, ha per protagonista il 14enne Pio (Pio Amato, che recita insieme alla sua famiglia, con cui è stato anche a presentare il film sulla Croisette), e la sua comunità rom, una sorta di mondo a parte a Gioia Tauro, dove Carpignano vive da qualche anno. Il cineasta, come nel suo primo film, Mediterranea, sui migranti africani in Calabria, mette in scena una storia di fiction, ma ”la sceneggiatura è nata con un approccio documentaristico – ha spiegato il 33enne Carpignano in conferenza stampa -. Ho inserito scene e esperienze che vivono realmente”.
Il mondo di A Ciambra ”è così definito, così intimo, che mi sembrava di vivere insieme ai personaggi e a Carpignano – aveva dichiarato Scorsese che ha assegnato al progetto il fondo creato con altri produttori per supportare registi emergenti-. E’ un film bello e commovente”. Il sostegno del cineasta potrebbe aiutare se A Ciambra venisse designato come titolo italiano in gara agli Oscar. Intanto, oltre ad essere stato venduto in oltre 15 Paesi, è entrato nella selezione di 51 lungometraggi in gara (gli altri italiani sono Fortunata, Rosso Istanbul e Indivisibili) agli Efa.
”Avere Scorsese nel progetto è un sogno – spiega in conferenza stampa Carpignano in un italiano con una lieve inflessione yankee -. Quando mi hanno detto che stava visionando la versione per Cannes ero scioccato, temevo una figuraccia. Invece lui mi ha aiutato molto a trovare al montaggio per la versione finale, l’equilibrio tra l’elemento documentaristico e la storia”. Carpignano, cresciuto negli Usa, da anni ha scelto di vivere a Gioia Tauro, dove ha realizzato anche la sua opera prima, Mediterranea, sugli immigrati africani in Calabria.
Pio, nel film, è un 14enne molto intelligente ma che non sa leggere (”è realmente così” dice Carpignano). Interagisce liberamente con gli italiani e gli africani a differenza della sua comunità, ma per sentirsi grande, vuole partecipare ai piccoli traffici e furti di famiglia (dal rame alle auto). Commetterà però un grave errore e l’unione famigliare lo porterà a una scelta molto difficile.
”Ho conosciuto i rom di A Ciambra nel 2011 quando mi era stata rubata la macchina con tutta l’attrezzatura cinematografica ed ero andato da loro per riaverla indietro. Resti subito colpito da quella realtà, tra i bambini che fumano, guidano e l’unione della comunità, che è un punto di forza, ma anche di debolezza. Lì ho incontrato per la prima volta Pio, allora 11enne, in giacca di pelle e sempre con la sigaretta in mano. Mi seguiva dappertutto, in qualche modo mi ha scelto lui. E attraverso di lui ho incontrato e sono stato accettato dalla sua famiglia”.
Carpignano come cineasta ”è importante soprattutto rispettare e trasmettere la realtà”.