
Roma, 21 ottobre (Fr. Palm. con servizio video di Stefano Amadio) – Il tema del lavoro torna protagonista alla Festa di Roma: dopo le difficoltà di una madre che trascura se stessa pur di portare i soldi a casa a fine mese, in Sole cuore amore di Daniele Vicari, tocca a Michele Placido raccontare con 7 minuti la lotta di un gruppo di operaie per i loro diritti e il loro futuro.
Il mondo del cinema solitamente non ama parlare di quote rosa, ma nel film – in sala dal 3 novembre con Koch Media – Placido è l’unico uomo in mezzo a undici attrici: tra queste, Ambra Angiolini, Fiorella Mannoia, Cristiana Capotondi, Violante Placido, Maria Nazionale, Ottavia Piccolo, Sabine Timotei e Clémence Poésy.
Ancora prima che al cinema, la storia è approdata in teatro, in uno spettacolo con la regia di Alessandro Gassman: a scriverla, Stefano Massini, che è partito da un episodio di cronaca accaduto in Francia, nel 2012, protagoniste delle lavoratrici di un’industria tessile che hanno alzato la testa di fronte ad una nuova clausola del contratto che diminuiva il tempo, già breve, della loro pausa pranzo.
Il film di Placido mette in scena questa situazione in una fabbrica italiana, che ha ceduto la maggioranza della proprietà a una multinazionale. Non sono previsti licenziamenti, ma l’azienda avanza delle richieste ingiuste che mandano in crisi le operaie, facendo nascere una ribellione, un dibattito acceso e una naturale spaccatura tra chi non si sente di accettare e chi ha paura di ritrovarsi in mezzo a una strada. In ballo, ci sono le vite e le speranze di queste donne, di diversa nazionalità ed età, madri e figlie, alcune più coraggiose e altre più fragili, che si battono però per un motivo comune: la propria dignità.
“Massini mi ha portato il testo quando giravo il Re Lear in teatro, all’inizio sono rimasto un po’ perplesso, ma dopo qualche giorno ho capito che era un’idea buona e anche giusta per me – dice Placido, felice di essere alla Festa perchè “è la manifestazione più vicina al pubblico per questo tipo di trama” – Dirigere undici donne non era facile, ma è pur vero che con le donne più emoziono di più e sul set ho maggiore sintonia”.
La pellicola è prodotta da Federica Vincenti per Goldenart Production, insieme alla Francia (Manny Films), alla Svizzera (Ventura Film) e a Rai Cinema. Trovare chi ci credesse non è stato immediato: “Non voglio aprire polemiche, ma sappiamo che in Italia è difficile fare un film sul lavoro, per di più con tante donne – dichiara Placido – I produttori tendono a volere solo commedie, ma io non mi sono arreso e ai francesi questa storia è piaciuta. Poi sono arrivati gli svizzeri e poi ancora la Rai, che ci ha chiesto delle attrici note per portare in sala la gente. La prima chiamata è stata Ottavia Piccolo, che aveva recitato il testo in teatro, successivamente Massini mi ha proposto la Mannoia, io ho voluto ancora con me Ambra e da quel momento si sono aperte le porte del cast. Tutte le attrici hanno aderito con entusiasmo e un film de genere si fa soltanto se si forma un bel gruppo”.
Argomenti simili sono al centro dei film dei fratelli Dardenne o di Cantet, ma Placido rivela di essersi ispirato a Lumet: “Lo ammiro da sempre e ho pensato al suo La parola ai giurati. Volevo un approccio meno documentaristico e realizzare un thriller psicologico che tiene attaccati allo schermo fino all’ultimo fotogramma. Ho trovato la chiave giusta usando tre e a volte anche quattro camere, puntate soprattutto su chi ascolta”.
Prendere parte al progetto è stata un’esperienza forte e intensa per tutte le interpreti: “Questa è una storia necessaria e lo dico a nome di tutte le mie colleghe”, afferma Ottavia Piccolo, che nel film rappresenta, insieme alla Mannoia, la generazione più adulta delle operaie e anche la più “combattiva”. Per la cantante, “Noi donne più grandi abbiamo fatto battaglie perchè abbiamo attraversato un periodo storico in cui erano all’ordine del giorno, ma la generazione più giovane non ha vissuto questo e non lo capisce. La politica ci aveva fatto sentire un corpo solo, oggi invece è tutto individuale e stiamo camminando sul filo della schiavitù, chiedendoci che cosa siamo disposte a fare per lavorare”.
Secondo Violante Violante, “I giovani si battono meno perché ci troviamo in un mondo che va velocissimo ed è difficile fare una scelta quando tutto passa e si deve pensare solo al presente. Questa è la difficoltà a essere coraggiosi e il lavoro dovrebbe dare dignità, non toglierla”.
Il percorso del film è appena cominciato: Placido andrà a presentarlo in Svizzera, a Parigi e a Tokyo. Ma la notizia, annunciata da Massini, è che Sam Mendes è stato colpito dal testo e ha deciso di portarlo in teatro.