
Roma, 31 Gennaio – I Giornalisti Cinematografici accolgono con soddisfazione il profondo cambiamento di impostazione dei provvedimenti di legge per il cinema e l’audiovisivo. E’ chiara e apprezzabile infatti la scelta politica del Governo, sostenuta e illustrata dal Ministro Dario Franceschini che consente al cinema e agli audiovisivi di passare, finalmente, nel rapporto con la politica dalla logica dell’assistenzialismo a regole che autonomamente possano garantireun meccanismo che libera il cinema dalla servitù di regole anacronistiche chiudendo la stagione del ‘sostegno assistito’ con inevitabile discrezionalità e oltretutto con incertezza nei tempi e nelle modalità delle erogazioni finanziarie.
La svolta che il Sngci apprezza non riguarda, in particolare, solo le tecnicalità economico finanziarie del provvedimento – evidenza di un cambiamento forte nella linea di intervento politico – ma la sua stessa impostazione culturale.
La chiave che spiega questa svoltacon particolare chiarezza – si legge in una nota del Sngci- è nel definitivo cambio di passo sul tema della censura. Viene infatti abolita quella discrezionalità, anche solo amministrativa, affidata a revisori ministeriali attraverso una Commissione che i Giornalisti Cinematografici, prendendo le distanze su questo punto perfino dalle scelte dei colleghi critici, hanno da sempre cosniderato anacronistica e comunque espressione di una regola, interpretabile come un atto censorio, mai condivisa. Nonostante abbiano fatto parte ieri della Commissione per i premi di qualità, poi a lungo di quella per la promozione del cinema d’essai, e nonostante la presidenza del Sindacato, in alternanza a quella del Sncci, abbia accolto l’invito ad entrare con parere consultivo anche nel Comitato per I problemi dello Spettacolo nominato dal Ministro, I giornalisti iscritti al Sindacato, pena l’uscita dall’associazione, non hanno mai accettato, infatti, di far parte delle Commissioni ministeriali di revisione cinematografica per una precisa scelta di campo coerente all’impegno civile del Sngci per la libertà e l’autonomia del cinema e della cultura in genere.
Con i nuovi provvedimenti di legge, mettendo fine ad un meccanismo ormai anacronistico, la politica non solo accoglie quest’istanza ma fa finalmente giustizia di un retaggio di antica memoria restituendo al cinema la sua autonomia, senza bisogno di alcuna ‘revisione’ per eventuali divieti ai minori che oggi tornan eventualmente nell’indicazione, agli stessi imprenditori, senza bisogno di revisori esterni,