lunedì, 27 Marzo 2023

Piero, il risoluto

Piero, il risoluto

Venezia, 6 settembre (Fr. Pierl.) – “Eravamo infarinati con il fascismo. Non c’era altro per i poveri, mentre i ricchi avevano l’opera, il varietà…”. Lo dice l’88enne Piero Bonamico al documentarista Giovanni Donfrancesco in Il risoluto, presentato dalle Giornate degli Autori alla 74/a Mostra internazionale del Cinema di Venezia.
Protagonista un anziano genovese che da oltre 70 anni vive in Vermont, con il suo grande amore, Lee Aura, la donna che a guerra finita, gli ha ”ricostruito la vita”. Una nuova esistenza che non gli ha fatto dimenticare gli anni vissuti dal 1943 alla fine del conflitto, come componente adolescente del battaglione dei ‘Risoluti’, gruppo inquadrato nella X Mas, una delle più violente milizie fasciste.

Un passato che ripercorre con il Tra i capitoli più interessanti del film non fiction, coprodotto da Rai Cinema e Arte, c’è quella sul tesoro di Mussolini, che Piero avrebbe contribuito a occultare, facendo da scorta al trasporto organizzato dal capo dei Risoluti, Felice Bottero e a Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas, dalla villa del duce sul lago di Garda all’Arcivescovado di Milano. Risorse, che sarebbero dovute servire a ricostruire, gli disse Bottero ”a ricostruire il fascismo e l’Italia”.

Vista la straordinarietà del racconto sul tesoro ”è difficile non avere dei dubbi ma ho fatto delle ricerche e alcuni elementi coincidono – spiega Giovanni Donfrancesco -. Il film comunque vuole solo lasciare aperte delle piste”. Donfrancesco ha voluto raccontare questa storia ”perché parla al nostro presente. Non mi interessava l’aneddotica ma mostrare quel tipo di indottrinamento, di educazione a base di violenza inculcati in Piero, che aveva come punto centrale l’individuare un nemico da attaccare. Un rischio sempre presente nella nostra società, se pensiamo a gruppi fanatici come Daesh o alle recrudescenze dell’estrema destra”. Piero, nato nel 1929 in una famiglia povera di Genova era stato messo a 6 anni in un istituto dalla madre: “L’ignoranza – sottolinea – è stata l’alleata numero uno del fascismo”.

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