
Lido di Venezia, 1 settembre (Fr. pierl) C’è anche un film italiano fra i titoli, presentati alla Mostra, prodotti quest’anno grazie a Biennale College, il progetto della Biennale per sostenere la realizzazione delle opere di nuovi filmmakers. E’ Orecchie di Alessandro Aronadio, con Daniele Parisi, Silvia D’Amico, e in divertenti cameo, fra gli altri, Pamela Villoresi, Ivan Franek, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic, Andrea Purgatori, Massimo Wertmuller, Niccolò Senni.
Una commedia surreale in bianco e nero “che racconta il mondo impazzito in cui viviamo. Volevo fare un film molto neorealista”. Si può riassumere così, spiega il regista. “Ho scelto il bianco e nero perché, come il tono del film, è spietato, non ci si distrae con i colori, lascia l’essenza dei volti e delle parole – dice Aronadio che come sceneggiatore è fra gli autori delle nuove commedie di Edoardo Leo, Cosa vuoi che sia e di Guido Chiesa, Classe Z -. Avevo voglia di provare una commedia un po’ storta, obliqua diversa, una sorta di mash-up di strani tipi di comicità”.
Protagonista della storia è un professore di filosofia precario (Parisi) che una mattina si sveglia con un fastidioso fischio alle orecchie. Ad agitarlo c’è anche il messaggio che gli ha lasciato la fidanzata Alice (D’Amico) nel quale gli annuncia la morte del suo caro amico Luigi, di cui lui però proprio non si ricorda. E’ l’inizio per il professore di una giornata tra sogno e incubo, fatta di strani incontri, fra gli altri con un otorino fan di Mussolini, un gastroenterologo burlone, il nuovo fidanzato, giocoliere di strada, della mamma, e un prete un po’ distratto.
Il film, girato con 150 mila euro, “non è neanche low budget ma love budget. Infatti si è creato un passaparola che ci ha permesso di avere questo cast straordinario”.
“Non sono tenero con il protagonista, come non lo sono con me stesso e con chi ha un approccio troppo razionale alla vita. Come dice il personaggio di Daniele, la follia è la nuova normalità – spiega Aronadio -. Nel suo percorso raccoglie dagli incontri dei tasselli su di se’, grazie ai quali capisce che non sta andando nella direzione giusta “.