lunedì, 20 Marzo 2023

Olmi racconta il Cardinal Martini

Olmi racconta il Cardinal Martini

Roma, 10 febbraio (Fr. Palm.) – Un protagonista del nostro tempo, un uomo di Chiesa da sempre fedele alla sua vocazione: ecco chi è il Cardinale Carlo Maria Martini secondo Ormanno Olmi, che gli ha dedicato il documentario Vedete, sono uno di voi, realizzato da Istituto Luce Cinecittà, che lo porta anche in sala a marzo.

Prodotto con Rai Cinema e scritto insieme a Marco Garzonio, giornalista, biografo e massimo esperto di Martini, il film è stato presentato oggi in occasione del 37.mo anniversario dell’ingresso in Diocesi di Martini da arcivescovo di Milano.

Accompagnati dalle sue parole, tra ricordi e memorie visive, Olmi e Garzonio hanno ripercorso atti e ideali di Martini, ad iniziare dal concetto”dell’Uomo consapevole che senza giustizia non c’è libertà”. Secondo Olmi, Martini “è uno spirito profetico, che sapeva farsi interrogare dalla realtà storica, interpretandola alla luce del Vangelo. Un profeta di speranza, anticipatore di papa Francesco, come quegli alberi e le erbe spontanee che crescono fuori da giardini. Abbiamo bisogno di questa compagnia e di creature che fanno per noi quello che spesso ci dimentichiamo di fare”.

Il regista confessa di aver avuto qualche timore iniziale, quando gli è stato proposto il progetto: “Quando feci E venne un uomo, su papa Giovanni, fu accolto senza grande entusiasmo”, racconta. Ma la stima per Martini lo ha convinto ad accettare, anche perchè il legame con lui fu forte sin dal loro primo incontro: “La prima intervista fu per Rai 1, quando fu nominato vescovo. Ci siamo visti poco dopo il suo arrivo a Milano e ricordo che mi mise in imbarazzo per come mi ascoltava e per come fosse ben disposto. Si poneva come un uomo che aveva da imparare tante cose, che doveva conoscere bene la realtà per fare il meglio, di questa realtà. Era un uomo di studio e di scienza, ma seppe capire che essere uomo seguendo i passi dell’umanità era molto più importante di ogni altro libro”.

Olmi traccia un bilancio anche dei tempi in cui viviamo: “I brandelli di vissuto passato sono importanti nella nostra memoria, perchè la storia è una maestra di vita e dobbiamo ascoltarla. 20 anni fa si aveva l’idea che il progresso fosse la ricchezza che avrebbe portato, ma non siamo arrivati né lì, nè ad altri traguardi nobili. Non abbiamo ascoltato questa maestra e per rincorrere la ricchezza siamo diventati poveri”.

Il regista fa anche una riflessione sulla democrazia: “Parliamo di democrazia, ma è diventata un mascherone nel mondo. Tutti si vantano di essere paesi democratici ma credo che la democrazia attuale sia fasulla e faccia più male ancora del nemico che abbiamo a viso aperto, che copre le nostre vigliaccherie. Bisogna volere bene alla nostra democrazia, ossia avere grande rispetto e cura, affinchè sia patrimonio di tutti e per tutti. Non dobbiamo lavorare per il popolo, ma con il popolo”. E, aggiunge infine, “gli uomini di cultura che parlano di cultura non hanno la cultura per capire la cultura. Scusate il gioco di parole, ma questo è”.

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