
Roma, 20 marzo – In occasione della Giornata Internazionale contro il razzismo, Il pugile del Duce, il documentario d’esordio di Tony Saccucci prodotto e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, arriva nelle sale italiane dal 21 marzo in oltre 20 città, dopo il successo ricevuto anche all’estero.
La pellicola sta infatti registrando una prima ragguardevole eco da parte di testate internazionali:
ha iniziato l’11 marzo il Times, con una lunga corrispondenza da Roma intitolata ‘Honour for black boxer who took a swing at fascism’, un dettagliato resoconto della vicenda di Leone Jacovacci, il pugile protagonista del film, che in Inghilterra combattè (così come in Francia) sotto la falsa identità di Jack Walker.
In seguito a interessarsi del film è stata la CNN nel popolarissimo contenitore di Christiane Amanpour, una delle più autorevoli corrispondenti della televisione americana. Il titolo del denso servizio di Amanpour è un significativo ‘This boxer gave Mussolini’s Italy a black eye’.
Infine l’agenzia iberica EFE ha lanciato una corposa corrispondenza, con intervista al regista, ripresa da La Vanguardia, il quotidiano in lingua spagnola e catalana stampato a Barcellona, nonché da ABC e El Confidencial.
Il pugile del Duce racconta la storia incredibile, sepolta e riscoperta dalla polvere degli archivi, di Leone Jacovacci: un pugile tecnicamente perfetto, agile, intelligente e potente. Leone parlava perfettamente quattro lingue, cinque col romanesco. Era italiano e forse anche fascista. Sicuramente non antifascista.
La sera del 24 giugno 1928, allo stadio Nazionale di Roma, davanti a quasi 40.000 spettatori e in collegamento radio con le città d’Italia, Leone Jacovacci si laureava campione europeo dei pesi medi.
Beniamino del pubblico internazionale in un periodo in cui il pugilato era lo sport per eccellenza, aveva un solo problema: era un italiano nero. Metà italiano e metà congolese.
Prima dell’incontro per il titolo europeo, aveva impiegato quattro lunghi anni per poter accedere al titolo di ‘italiano’ (in un match continuo tra giornali, uffici, politica, burocrazia).
Dopo l’incontro, il Duce lo fece cancellare dalla storia d’Italia (il filmato originale dell’incontro – su cui ruota parte del documentario – venne addirittura manomesso) e inventò il ‘bianco’ Carnera.
Arriva oggi la vittoria di Leone grazie al suo biografo Mauro Valeri, uno dei massimi esperti di razzismo in Italia, che in questo caso si è trovato a indossare i propri panni privati, quelli di un padre bianco che ha sconfitto l’oblio della censura fascista per amore del proprio figlio meticcio.
Attraverso la vicenda appassionante e rocambolesca di Leone, dal Congo a Roma, tra lavori, identità e paesi diversi, e i suoi incontri su navi, strade, locali e poi i ring ufficiali, e la sua mite impossibilità a non essere riconosciuto come il più forte del suo tempo, il film intreccia due vicende lontane nel tempo, ma legate da un filo resistente. Un filo che conduce a una lunga, faticosa, dura vittoria. La vittoria contro il razzismo.
Liberamente tratto dal saggio di Mauro Valeri Nero di Roma, edito da Palombi Editori, il documentaro di Tony Saccucci si avvale del significativo Patrocinio di: CONI, Federazione Pugilistica Italiana, ARDI – European Parliament Anti-Racism and Diversity Intergroup, e del progetto MigrArti del MiBACT.