
Roma, 26 febbraio – Tanti applausi, commozione e standing ovation in platea come a Berlino solo pochi giorni fa per Gianfranco Rosi e Pietro Bartolo, il medico ormai popolarissimo protagonista di Fuocoammare che hanno inaugurato con una foto simbolica e memorabile la serata dei Nastri d’Argento per i Documentari promossa dal Sngci al Roma. Insieme hanno stretto con orgoglio due premi: il Nastro Speciale e proprio quell’Orso d’Oro preso a Berlino, tornato a Rosi dopo i festeggiamenti lampedusani.
“E’ stata una grande emozione portarlo da noi, sull’isola – ha raccontato Bartolo – Tutti lo hanno accolto con entusiasmo, hanno voluto toccarlo e anche i bambini, il parroco, la gente che ha visto Rosi girare facevano a gara per averlo. Ora è di nuovo qui, l’ho riportato a Roma al legittimo proprietario, Rosi”. Che tornerà presto a Lampedusa, dove Fuocoammare dovrà trovare uno schermo che non c’è e sarà comunque, ad agosto, l’evento della rassegna Vento del Nord.
Casa del Cinema in overbooking per i vincitori dei Nastri d’Argento in una serata che ha confermato, insieme al verdetto dei giornalisti, quanto il cinema del reale si stia imponendo sempre di più sulla scena italiana e internazionale. Il Sngci ha premiato Louisiana (The other side) di Roberto Minervini, Alfredo Bini ospite inatteso di Simone Isola (tra i Film sul cinema) e Bella e perduta di Pietro Marcello (tra i Docufilm).
Minervini, che non è potuto venire a Roma perchè è in Messico, ha mandato un messaggio dedicando il riconoscimento, tra gli altri, ai suoi produttori e proprio agli “autori che prima di me hanno dato nuovo senso al cinema del reale”. Al suo posto, a ritirare il Nastro, i produttori Paolo Benzi e Dario Zonta, contenti, come ha detto Zonta, “perché Louisiana è un film difficile, che porta avanti l’idea di un cinema radicale, estremo ma vitale. C’è una continuità tra Rosi, Marcello, Minervini e altri registi, che riescono a imporsi all’estero ma anche in Italia, dettando le regole”.
Simone Isola ha vinto tra i documentari sul cinema, grazie al suo omaggio a Bini, storico produttore che ha collaborato a lungo con Pier Paolo Pasolini, che fece esordire nel 1960 con Accattone e produsse tutti i suoi film, fino a Edipo re che conquistò il Nastro d’Argento, proprio quello che è spuntato, in omaggio ai giornalisti, dall’archivio che gelosamente Giuseppe Simonelli, figlio adottivo dell’ultima stagione di Bini, custodisce in Toscana, proprio lì, accanto al suo piccolo albergo dove il produttore arrivò, ospite inatteso e sconosciuto e trascorse serenamente gli ultimi mesi della sua vita. E’ l’hotel Magic di Montalto di Castro. Simonelli, “che all’inizio neanche sapeva chi fosse – ha raccontato Isola – si affezionò a lui e alla sua storia, proprio come fosse un figlio”.
A Pietro Marcello, che lo aveva già vinto per La bocca del lupo, il Nastro per il miglior docufilm Bella e perduta, una rivincita sulle difficoltà avute per la difficile tenitura. “Ne sono molto fiero, questo è un film indipendente in cui abbiamo creduto e lo abbiamo protetto fin dall’inizio”.
Molti applausi per Gianfranco Pannone e Antonietta De Lillo, i due Premi dei 70 anni alla loro storia di passione mai tradita per il cinema del reale un tema che con Marco Simon Puccioni e Prima di tutto svetta quest’anno anche per l’attualità con la storia di una coppia omogenitoriale e della sua famiglia speciale.
Tra premi speciali, Gassmann ha ritirato quello per Torn-strappati, che lo ha portato in Siria, nei campi profughi, a dar voce a tanti artisti in fuga da un paese in guerra. “Non solo da ambasciatore dell’UHNCR, è doveroso in questo momento impegnarsi – ha detto Alessandro, in questi giorni impegnato sul set a Napoli – Sono felicissimo che uno degli artisti che racconto nel film sia riuscito a venire in Italia e dedico il premio proprio a lui e tutti gli altri rifugiati”. Sul tema della guerra anche Esuli di Barbara Cupisti, che con quest’opera aggiunge un altro titolo alla sua trilogia umana e spiega: “Da 10 anni mi occupo di diritti umani nei documentari, tra giornalismo, reportage e doc. Sono partita da Madri e sono andata avanti. Chiuderò il decennale con il mio decimo film, sulle donne in tutto il mondo”.
Anche a Costanza Quatriglio un premio (il terzo in pochi anni) dai Nastri: con 87 ore ha portato sul grande schermo gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni, sulla sua morte assurda, oggetto di una fotte denuncia. “Un Nastro speciale per una sfida speciale – sottolinea – Trasformare immagini ingestibili in materia narrativa, è stata una scommessa vinta. L’altra è stata riuscire almeno a restituire dignità e attenzione auna persona che abbiamo vosto morire perdendo la sua umanità. Il film è un atto pubblico contro l’indifferenza”.
Con un Nastro speciale gran festa per Ettore Scola, protagonista di Ridendo e scherzando di Paola e Silvia premiate con la mamma Gigliola e con i produttori Carlo Degli Esposti e Massimo Vigliar (e con Rai Cinema che lo ha portato in sala): “La più grande soddisfazione? Sapere che è piaciuto a nostro padre, lui che è sempre stato così critico… E’ una testimonianza che resta, non un testamento. Proprio Ettore ci ha insegnato che ridendo e scherzando si può parlare di tutto, anche dei drammi”.
Applausi affettuosi per Elio Pandolfi, protagonista di A qualcuno piacerà di Caterina Taricano e Claudio de Pasqualis, attore dell’anno insieme a Silvana Stefanini, raccontata da Mia madre fa l’attrice di Mario Balsamo. Pandolfi, novant’anni magnifici tra poco, è arrivato con una splendida sciarpa rossa al collo, un amuleto molto amato, che fu un regalo di Federico Fellini per il quale ha doppiato molti film. Inesauribile miniera di aneddoti, ha annunciato “un’ultima avventura”: “Terrò un concerto pucciniano in Spagna. Sento ancora tanta energia…”.
Festeggiatissimi tra le menzioni autori e produttori di Harry’s Bar di Carlotta Cerquetti (con lei Giovanni Cassinelli, i Valsecchi, Irene Bignardi coautrice del soggetto) Carlotta Lagani e gli autori del bellissimo documentario sugli Uffici di Sky 3D, Maria Pia Ammirati con i coautori del Pasolini delle Teche Rai e Emanuela Audisio, grande firma dello sport, che con il Pasolini inedito raccontato per Repubblica tv e Sky Arte ha segnato un bel goal, la famiglia di Otello, un ristorante- come il Filmstudio ricordato da Toni D’Angelo,autore del documentario segnalato dai Nastri- che è entrato nella storia del grande cinema. E, ancora, i rapper di Street Opera (di Haider Rashid) e perfino Samantha Cristoforetti: il regista del documentario che la racconta è stato applaudito in sala. Da lei, invece, che ormai possiamo chiamare anche ‘NastroSamantha’, un tweet di ringraziamento in diretta.Così ci ha abituati, dallo spazio…