
Cannes, 25 maggio – Denuncia politica a Cannes dal regista ucraino Sergei Loznitsa, in concorso con Krotkaya che in conferenza stampa denuncia le perquisizioni subite a Mosca, con il collega regista teatrale Kirill Serebrennikov. Una violenza che ricorda quella subita nel suo film dalla protagonista, una donna che parte dal suo villaggio per raggiungere la Siberia dov’ è detenuto il marito, dopo che le è tornato indietro un pacco che gli aveva spedito. Indifferenza, burocrazia, sospetto accompagnano la sua difficile trasferta che ricorda romanzi e film di una storia russa, a cominciare dalle pagine di Dostoevskij che avevano già ispirato nel 1969 il film di Robert Bresson Une femme douce con Dominique Sanda. Autore prevalentemente di documentari il regista ucraino dice “Ogni film ha a che fare per me con ciò che ho visto e sentito. E’ la realtà che trova sempre posto nel mio cinema”.
E proprio il reale, in un viaggio kafkiano prende il sopravvento nel film presentato a Cannes
nel quale non manca l’obiettivo di una forte denuncia politica”. Il film è una coproduzione tra sei paesi (Francia, Paesi Bassi, Germania, Lituania, Russia e Ucraina) Vasilina Makvtseva, è la donna che attraversa la Russia degli orrori in una terra popolata da etnie diverse che hanno avuto in qualche modo l’esperienza diretta del carcere”