
Venezia, 31 agosto (Fr. Palm.) – La favola, la poesia e l’amore ci salveranno? Secondo Guiellermo Del Toro sì, che con The Shape of Water incanta e strappa applausi alla 74.ma Mostra, portando in concorso quello che lui stesso definisce “uno dei tre film preferiti della mia carriera, insieme a Il labirinto del fauno e a La spina del diavolo”.
In effetti, chi conosce e ama la sua cifra stilistica, vi ritroverà la summa di tutto ciò che caratterizza da sempre il cinema del regista, che si è ispirato un po’ a La bella e la bestia e un po’ al Il mostro della laguna nera per quest’opera interpretata da Sally Hawkins, Richard Jenkins, Octavia Spencer e Michael Shannon, che si muove tra fantasy, thriller e fiaba romantica, sulle note della musica di Alexandre Desplat.
Al centro della storia, ambientata nell’America del 1962, durante la Guerra Fredda, la vita di Elisa, una donna muta che ha come unici amici e punti di riferimento la sua collega, con cui fa le pulizie in un segretissimo laboratorio di massima sicurezza, e un anziano artista che vive nel suo palazzo, ancora più solo di lei. Un giorno, nel laboratorio arriva una misteriosa creatura con sembianze di pesce, con cui Elisa entra subito in connessione, riuscendo a stabilire un contatto attraverso la musica, i gesti e un istintivo “riconoscersi”. Chi l’ha catturata – e se la contende, americani e russi – vuole ucciderla e la reputa pericolosa… come fare per salvarla ed evitarle la morte?
I toni favolistici e fantasiosi non raccontano soltanto il legame tra la donna e questa creatura anfibia, avvertiti “diversi” dagli altri e quindi in sintonia reciproca in quanto simili, ma c’è anche un sottotesto politico molto attuale: “Credo che la fantasia sia estremamente politica – afferma Del Toro – Scegliete l’amore sulla paura, perché l’amore è la forza più grande e dobbiamo crederci sin da quando ci svegliamo la mattina. Della paura e del cinismo si fa un uso persuasivo, ma se si scelgono, è un disastro”.
Il regista aggiunge poi di aver scritto il film “per tanti personaggi invisibili. Parla dei problemi attuali e da messicano so cosa vuol dure essere considerato ‘l’altro’. La creatura rappresenta l’alterità ed è qualcosa di divino e di basso insieme”. Come è nata l’idea? “Avevo pensato ad una donna che si trasforma in un pesce, tanto tempo prima di girare – spiega Del Toro – Ma poi è stata Sally a dare un contributo fondamentale, dando vita a questa creatura senza un nome, un’entità che per alcune persone è una cosa sporca, ma per altre rappresenta un miracolo di riconoscimento”.
Affascinante è tutto il lavoro che ruota intorno alla scenografia e ai colori: “Gli elementi visivi vanno decisi prima di tutto – dice il regista – Con alcuni collaboratori abbiamo scelto una palette di colori, colori subacquei come verde e azzurro per la casa di lei, mentre la casa del disegnatore anziano ha luce e muri dorati, per avere due mondi diversi, uno accanto all’altro. Poi abbiamo dovuto controllare il rosso, che compare appena entra in scena l’amore”.
A proposito di favole, Del Toro ha nel cassetto, da tanto, un suo Pinocchio: a che punto è il progetto? “Mi complico vita da solo, non sono mai facili i miei film: sto cercando finanziamenti da 10 anni – risponde – Abbiamo marionette e disegni, ma non i soldi, quando diedi l’annuncio del film, gli Studios mi chiamarono entusiasti, ma quando ho detto che si tratta di un Pinocchio antifascista e particolare… se però avete voi 35 milioni e mezzo da darmi, mi fate felice!”.