
Roma, 20 ottobre (Fr. Pierl) – Nel 1962 François Truffaut realizzò con Alfred Hitchcock, una settimana di conversazioni, tutte registrate in audio. Un incontro da cui è nato un libro, Il cinema secondo Hitchcock, ‘bibbia’ per chiunque ami la settima arte. Ora quella straordinaria intervista arriva sul grande schermo con Hitchcock/Truffaut di Kent Jones, il documentario alla Festa del Cinema di Roma fra gli omaggi e in sala a primavera con Cinema.
Nel film, al dialogo serrato, coinvolgente e divertente dei due cineasti rimasti poi grandi amici, tanto da leggersi a vicenda le sceneggiature a scambiarsi consigli, Jones ha unito le foto scattate per il libro, scene dei loro film e gli interventi di grandi registi di oggi come Martin Scorsese, Kiyoshi Kurosawa, Wes Anderson, Olivier Assayas, David Fincher, Peter Bogdanovich, Arnaud Desplechin, James Gray, Paul Schrader, Richard Linklater.
Truffaut, ex critico dei Cahiers du Cinema, era quarantenne e aveva realizzato solo tre film, quando nel 1962 propose ad Hitchcock il progetto. Lo contattò per lettera, scrivendogli che ‘da quando anch’io sono diventato regista, la mia ammirazione per Lei non è diminuita; al contrario, è diventata più forte. Ci sono molti registi che amano il cinema, ma ciò che Lei possiede è un amore proprio per la celluloide, ed è per questo che vorrei parlarle”. ‘Hitch, allora 63enne e con quasi 50 film all’attivo, accettò dicendogli ”la sua lettera mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, e sono molto grato di aver ricevuto un simile tributo da lei”.
Il regista francese dimostra tutta la sua abilità anche di intervistatore, nel far emergere gli elementi essenziali della rivoluzione portata al cinema da Hitchcock, nelle concezioni di spazio, tempo, inquadratura, legame tra sogni e realtà, rapporto con la religione; dai film muti a Gli uccelli, da La donna che visse due volte (”un film in cui c’è uno straordinario senso di perdita, in cui tutti ci possiamo riconoscere” dice Scorsese) a Psycho, ”che ha causato sul pubblico reazioni mai viste prima – racconta Bogdanovich -. Per la prima volta andare al cinema era pericoloso” . E non mancano momenti in cui Truffaut parla delle lezioni apprese dal collega raccontandogli sequenze di I 400 colpi o Jules e Jim. Tra le parti più divertenti gli aneddoti di Hitchcock sul lavoro con gli attori: dal lunghissimo bacio di Notorious (”ho dato al pubblico il grande privilegio di abbracciare Cary Grant e Ingrid Bergman, in un temporaneo menage à trois”), a Montgomery Clift, che ‘osò’ chiedergli il perché di uno sguardo in una scena. ”Sarebbe interessante – dice Fincher – vedere Dustin Hoffman, Robert de Niro o Al Pacino alle prese con quella idea di cinema”.
Non importa ”dove si vede il film, se è fatto bene il pubblico indiano dovrebbe urlare nello stesso punto dove urla il pubblico giapponese – dice Hitchcock -. Ho cercato di giocare con il pubblico come un direttore d’orchestra”.