
Venezia, 4 settembre (Fr. Pierl.) – Un viaggio fra testimonianze, interviste e clip di film, che tratteggia il ritratto di un regista versatile e libero, Giuseppe Bertolucci (tra i suoi film Berlinguer ti voglio bene, Oggetti smarriti, Segreti Segreti, I cammelli, La domenica specialmente, Pasolini prossimo nostro) tanto amato dai suoi collaboratori quanto poco contagiato dalla smania di apparire. E’ quanto ha realizzato Stefano Consiglio nel documentario Evviva Giuseppe, che alla Mostra del Cinema di Venezia debutta a Venezia Classici.
“Giuseppe era un uomo dai molteplici talenti, ”era regista di cinema, teatro, televisione, saggista, è stato direttore della Cineteca di Bologna e talent scout, ha scoperto Benigni e Albanese, ha scritto poesie, ha fatto dei quadri” spiega Consiglio, che era anche amico di Giuseppe Bertolucci.
A parlare di lui, fra gli altri, il fratello maggiore Bernardo Bertolucci, Roberto Benigni, Nanni Moretti, Stefania Sandrelli Fabrizio Gifuni, Lidia Ravera, Marco Tullio Giordana, Laura Morante, Sonia Bergamasco, Aldo Nove.
Tra i momenti più intensi, le letture di Attilio Bertolucci (scomparso nel 2000) di sue poesie dedicate al figlio minore; Bernardo Bertolucci che si commuove raccontando la prima volta che ha visto tra le braccia della mamma il fratellino (”con papà poi ci siamo messi a urlare sulla neve, ‘E’ nato Giuseppe!”) e lo stesso Giuseppe Bertolucci nella sua ultima performance teatrale, “A mio padre – Una vita in versi”.
Per Benigni, che recita un suo testo scritto ad hoc, Bertolucci è l’uomo che ”che mi ha insegnato a muovermi, a camminare nel mondo, a capire da che parte arriva la bellezza e a riconoscerla, e il coraggio e l’audacia e la paura. Anche la paura, perché io ho paura solo delle cose che amo”.
Nel divertimento ”e nella profondità del divertimento – dice Stefania Sandrelli – sapeva rendermi ancora più libera. Era una questione di affetto”.
Fabrizio Gifuni, che ha lavorato più volte con Bertolucci, nel film non fiction dà voce e corpo ai testi del regista: ”la forza maggiore di Giuseppe era la libertà – spiega l’attore – un elemento che era alla base del suo essere così poco conosciuto rispetto a quanto ha dato. Lui ha sempre raccontato solo quello che gli stava più a cuore e questo significa a volte incrociare un’onda favorevole, ma più spesso, navigare controvento. E’ quello che Giuseppe ha fatto per tutta la vita”.