
Venezia, 3 settembre (Fr. Palm.) – Indossa nuovamente abiti reali Judi Dench, che dopo Mrs. Brown del ’97 torna ad essere la regina Vittoria per Stephen Frears, che l’ha diretta in Victoria e Abdul, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia, dove il regista ha anche ricevuto il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Al Lido, insieme, li avevamo visti l’ultima volta nel 2013, con Philomena.
Il film, ambientato nel 1887 e basato su vicende realmente accadute, racconta l’intenso rapporto tra la regina Vittoria e il giovane segretario Abdul Karim (che ha il volto di Ali Fazal), che con il tempo e la conoscenza diventò sia il suo consigliere spirituale, sia un prezioso amico. Quello che nacque tra loro fece rumore e portò scompiglio nella corte, ma la donna difese sempre il loro puro e innocente legame, combattendo, di riflesso, anche una lotta di classe, di religione e di razza.
“Non mi aspettavo di certo di vestire ancora i panni della regina – dice l’attrice – Provo grande affetto per questo ruolo e averlo di nuovo, in questa storia così particolare, è stato come dare un segno di continuità. La proposta di Stephen era irresistibile, è meraviglioso lavorare con lui. E la sceneggiatura era meravigliosa”.
La Dench non era al corrente di quest’amicizia, una pagina che è rimasta abbastanza nascosta: “Non ne sapevo nulla, ho ripreso in mano i libri di storia – afferma – E’ intrigante perché il loro fu un rapporto molto complesso e complicato fu anche l’atteggiamento che lei ebbe verso l’uomo. Non si trattava solo di amore, provava la gioia di sentirsi rilassata, a suo agio, libera di parlare con lui. Stare insieme era proprio un suo bisogno”.
Frears aveva già firmato The queen, nel 2007: “E’ vero, ci sono ricaduto! Sono peggiorato negli anni – dice scherzando – Ma sono fortunato e volevo che il film fosse divertente. E’ una storia bella del nostro secolo, anche irriverente”.
E come è stato per Ali Fazal approcciarsi al personaggio? “Karim è rimasto sconosciuto per anni, la storia era come sepolta. Esistendo poca documentazione, per capire e immedesimarmi meglio, ho letto molto sul periodo dell’epoca e ho fatto anche un gran lavoro con Judie, per ricostruire la relazione tra i due – risponde – Mi ha colpito molto l’aspetto spirituale del legame, la regina era la persona più potente in quel momento ma le mancava qualcosa e lui lo aveva capito. Si stimolavano intellettualmente a vicenda e il loro può essere un rapporto d’amore o come quello tra madre e figlio”.