lunedì, 20 Marzo 2023

Inedito Costner sul filo dei ricordi

Inedito Costner sul filo dei ricordi

Roma, 8 aprile (Fr. Palm.) – Kevin Costner, che sullo schermo ha ballato con i lupi, fatto la guardia del corpo di Whitney Houston, indossato i panni di Robin Hood, sfidato tempeste, indagato sulla morte di Kennedy, conquistato donne e giocato più volte a baseball, a 61 anni si trasforma in Criminal per Ariel Vromen, debuttando in un ruolo inedito per la sua faccia “da buono” amatissima anche in Italia. E proprio qui è venuto per accompagnare l’uscita del film – in sala dal 13 aprile con Notorius – e incontrare i giornalisti, ricevendo anche il Nastro d’Argento Internazionale da parte del SNGCI.

“Sono felice di tornare nel vostro paese, dove vengo accolto con sorrisi e rispetto – dice l’attore, anche ospite su Rai 1 dello show di Paola Cortellesi e Laura Pausini – Amo interpretare personaggi che lasciano una traccia e che non saranno dimenticati, come Jerico di Criminal. Sono orgoglioso di aver fatto questo film, Ariel mi ha convinto ad accettare, credendomi adatto alla parte. Ho lavorato molto sul cambiamento fisico, grazie al trucco del mio amico Mario, italiano, che mi segue da anni. Abbiamo tagliato la barba e i capelli e aggiunto cicatrici, ho perso me stesso pian piano”.

Proprio con barba e capelli lunghi lo vediamo nelle prime inquadrature: Costner, in questo action-thriller di spionaggio, è Jerico, un detenuto nel braccio della morte, considerato pericoloso e ingestibile, per dei traumi al cervello subiti nell’infanzia. Ma è per questa sua caratteristica che un neurochirurgo lo segnala per fare un intervento molto delicato, voluto dalla CIA: nella sua testa sarà trasmesso il pattern celebrale di un agente ucciso che era entrato in possesso di segreti importantissimi per salvare il mondo da un attacco terroristico. Jerico, dunque, acquisisce la memoria dell’agente, ricordando non solo dettagli legati all’attentato, ma anche quelli che riguardano la famiglia dell’uomo, sposato, con una figlia. Dettagli che lo portano a provare per la prima volta emozioni e sentimenti, desiderando di essere una persona migliore, capace anche di amare.

“Kevin non ha nulla di criminale, assomiglia ad un angelo – afferma Vromen – Per questo l’ho scelto, amo spingermi oltre quello che può sembrare possibile o rassicurante. In A Perfect Wordl di Eastwood avevo visto il suo dualismo, che trova eco in questo personaggio. A scegliere un ‘cattivo’ non scontato si crea qualcosa di più originale, che può stupire il pubblico”.

Il film tocca i temi dell’importanza delle emozioni e del mondo custodito nella memoria, a cui la scienza può accedere: per Costner, “Anche nella scienza dovrebbero esserci sempre dei limiti, ma è la nostra migliore chance. So che c’è chi dice di non toccare la memoria, ma a me non piacerebbe dimenticare le persone a cui ho voluto bene. Ogni sera, prima di dormire, sono i ricordi che ci fanno da cuscino, ci appoggiamo a loro”.

Il regista invece sostiene di essere stato “affascinato dal discorso di trasferire i ricordi da una mente all’altra. I più forti sono quelli emotivi e chi non ha mai provato sentimenti, come il protagonista, li può scoprire grazie alla memoria. Ecco cosa mi ha attratto di questa storia, che ha una sceneggiatura complessa, con tanti elementi che bisognava rendere credibili. Mi sono ispirato al cinema degli anni ’70, a Pakula e Lumet”.

E Costner cosa vorrebbe ricordare o dimenticare? “La mia vita è come quella degli altri e non è perfetta, l’unica differenza sta nella fama. Quindi anche io come tutti vorrei dimenticare qualcosa, come alcuni errori, anche se sono importanti come i miei successi. A chi amiamo non vogliamo far conoscere la parte peggiore di noi e quando si ama si corre un grande rischio, sapendo che prima o poi perderemo l’altro. Chi non ama per sfuggire al dolore della perdita pensa di avere una vita più facile, ma per me è molto meglio amare, pur soffrendo”.

Questo messaggio d’amore stride con l’odio che sta spaccando il mondo e con gli atti criminali di cui parla anche la pellicola. L’attore si definisce “arrabbiato per la situazione internazionale in cui ci troviamo, siamo tutti sotto minaccia, anche i nostri figli. Mi chiedo cosa diavolo stia succedendo e come sia possibile che non abbiamo fatto progressi, siamo tutti confusi e impauriti”.

“Io vorrei cambiare la mente e la coscienza di chi ci minaccia e vediamo come un nemico – conclude il regista – Come mostra il film, se si costruisce un rapporto e ci si apre, accettandosi, forse si può cambiare qualcosa”.

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