
Venezia, 1 settembre- Sul tappeto rosso è il giorno di Cate Blanchett, arrivata al Lido per presentare Tár, di cui è protagonista nei panni di Lydia Tár, la prima donna della storia a divenire direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche.
In concorso a Venezia 79, il film è diretto da Todd Field che lo ha scritto appositamente per lei. “C’è qualcosa che la tormenta del suo passato, ma non voglio rivelare nulla- dice l’attrice australiana Premio Oscar in conferenza stampa a proposito del suo personaggio-. Lei cerca di reinventarsi attraverso la musica. E Todd è riuscito a fare emergere i due volti della sua personalità. È un personaggio complesso e contraddittorio che si trasforma ed evolve nel corso del film”.
“Il copione è stato scritto per un’artista: Cate Blanchett- dice il regista Todd Field-. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce. I cinefili, gli appassionati e il pubblico in generale non ne saranno sorpresi. Dopotutto, Blanchett è una maestra assoluta. Mentre giravamo il film, l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere. Ha avuto un effetto positivo su di tutti. Il privilegio di collaborare con un’artista di questo calibro è qualcosa di impossibile da descrivere adeguatamente”.
E sul suo personaggio che subisce il maschilismo dell’ambiente in cui lavora ed è costretto sempre a dimostrare la sua competenza di musicologa ma allo stesso tempo si innamora di due musiciste (Nina Hoss e Sophie Kauer) che sottopone di fatto a molestie, Cate Blanchett dice: “L’omogeneità è la morte dell’arte. Ma mentre recitavo non ho mai pensato alla sessualità del personaggio che stavo interpretando”.
E ancora: “Non abbiamo un’orchestra tedesca guidata da una donna. C’è ancora una struttura molto patriarcale. Il film tocca molti argomenti importanti. Tra cui le dinamiche del potere e le ingiustizie del potere”.
Infine conclude: “L’ambiente del cinema è cambiato molto. Ho lavorato nel teatro e all’inizio mi dissero che la vita dell’attrice sarebbe durata al massimo cinque anni. La fiducia è fondamentale nei rapporti. Quando si perde alcuni sono in grado di perdonare e altri no. Io sto ancora spiccando il volo, la mia identità è in costante evoluzione. Noi esseri umani abbiamo l’abilità di cambiare e questa è la cosa bella”.