
Roma, 13 settembre (Fr. Palm.) – Chi ha amato Il quinto elemento, festeggerà il ritorno di Luc Besson alla fantascienza con Valerian e la città dei mille pianeti, che porta al cinema la nota graphic novel francese “Valérian e Laureline”. Il regista la conosceva bene ma non solo, c’è di più: c’è infatti un legame affettivo con questo fumetto, dal momento che lo lesse da bambino, grazie a suo padre che glielo regalò.
E proprio a lui è dedicato il film – che sarà nelle sale dal 21 settembre, con 01 – come Besson spiega: “Lessi il fumetto a 10 anni, quando me lo diede, mio padre non poteva di certo immaginare che avrei fatto un film da adulto – dice – Purtroppo è scomparso prima di poterlo vedere, ma sono certo che in cielo ci siano schermi in 3D e organizzino proiezioni. Magari lo vedrà insieme a David Bowie e già che sono a Roma, posso chiedere una buona parola in Vaticano”.
Da subito, già da questa battuta, Besson scherza con la stampa italiana e parla anche di sè con ironia, dimostrando quanto mantenga vivo il suo lato “fanciullesco” e quanto lo difenda: “Leggo ancora fumetti e quando sento dirmi che sono infantile, non capisco quest’affermazione. Io non mi ci sento – precisa – Gestire 2000 persone per 4 anni quando lavoro e gestire più figli testimonia che non lo sono, ma è pur vero che non dimentico il piccolo Luc, che è un bravo bambino, con cui ho un buon rapporto. Un filosofo diceva che il bambino è il padre dell’uomo e Luc può essere mio padre”.
La pellicola, interpretata, tra gli altri, da Dane DeHaan, Cara Delevingne e Clive Owen, con un’incursione cinematografica della pop star Rihanna, piacerà, non a caso, anche ad un pubblico giovane, oltre a tutti gli appassionati del genere, che risente dell’influenza di opere come Avatar e Star Wars. Lo stesso regista ha debiti con certi titoli, come racconta: “Tutti dobbiamo molto a Cameron, la tecnologia che io ho usato l’ha inventata lui, per Avatar. Lui è come un fratello maggiore generoso, che ha aiutato me ma anche altri autori. Quanto a Lucas, beh, bisognerebbe fargli un monumento e sono assolutamente un suo fan”.
Besson spiega poi come si è approcciato alla realizzazione dell’opera: “Innanzitutto, per fare film di questo genere bisogna evitare di vederne altri di fantascienza e lavarsi da ciò che si era assorbito. Ho scelto dapprima degli artisti e li ho fatti lavorare senza dare la sceneggiatura, per farli esplorare creativamente senza parlare tra loro, avevano contatti solo con me. Mi hanno fatto 5000-6000 disegni, alcuni completamente folli, che ho selezionato. E poi ho chiamato altri disegnatori, stavolta consegnando lo script, così è stato tutto più definito”.
L’argomento del film, al di là dello stile fantascientifico, mostra una lotta tra popoli, come sottolinea Besson: “Parla di come popoli e paesi sono massacrati in nome della religione, dell’economia e del progresso, basta pensare agli Indiani e agli ebrei. Il bello, qui, è che non c’è la sete di vendetta in chi ha perso tutto. Il messaggio è importante, fa capire che la vendetta non è una risposta automatica”. E questo serve alle nuove generazioni: “Quando parlo ai miei figli della guerra si addormentano, così cerco di educarli attraverso i film – aggiunge – Girai Arthur e il popolo dei Minimei per sensibilizzare i bambini sulla questione ambientalista”.
E il suo rapporto con la fantascienza e la tecnologia? “Se usata bene, dà libertà e il limite è imposto dall’immaginazione – dichiara Besson – Al cinema americano, rimprovero di fare film di questo genere tutti uguali, con la stessa storia. Io non ho mai fatto scelte pe raggiungere un pubblico piuttosto che un altro, ho iniziato negli anni ’70, ero in una società borghese e volevo scuoterla. Poi sono invecchiato e la società è diventata molto più dura, così mi è passata la voglia di prenderla di mira, essendo già disastrata. Mi è venuta voglia di fare qualcosa di diverso, nel tempo”.
Si può ipotizzare altri capitolo di Valerian? “Io ne farei non solo 3 ma anche 25, se potessi! Non dipende da me, ma se avrà successo in Italia posso sperarci”, chiosa, sorridendo.