
Berlino, 12 febbraio (red. Cin.) – Con Pokot di Agnieszka Holland a Berlino arriva anche la campagna animalista: il film, come dice la regista in estrema sintesi, è infatti proprio “Un thriller su una donna ambientalista e femminista, con echi di black comedy”.
Ne è protagonista una donna anziana, che vive in un piccolo e pittoresco villaggio nelle montagne dei Sudeti. La scoperta del cadavere di un bracconiere morto in circostanze misteriose dà l’avvio alla storia che coinvolge soprattutto il mondo della caccia. Janina, animalista militante che non ama i cacciatori, finisce per essere sospettata (le sue cagnette sono state uccise proprio dai cacciatori…).
Ma il film ha un retrogusto che nasce dal femminismo e dale lotte sessantottine. Dichiaratamente a quanto pare: “La caccia è una metafora politica, è considerata una tradizione polacca e le decisioni politiche maggiori vengono prese proprio durante le battute di caccia”, spiegano anche i protagonisti alla conferenza stampa berlinese, insieme alla regista. “Il Ministro dell’ambiente stesso fa parte della lobby dei cacciatori. Le leggi sono molto complesse, ad esempio si rischia di essere puniti se si va in giro per i boschi, senza voler cacciare, perché si dà fastidio alla battuta di caccia…”.
“Anch’io sono stata ad alcune battute di caccia – racconta la Holland – come documentarista. E’ considerato istruttivo e tradizionale e nel film tutto questo finisce per rappresentare davvero una metafora di quello che avviene in politica. Molti uomini magari non caccerebbero ma si lasciano coinvolgere, ma proprio questo senso di coinvolgimento passivo nutre i regimi totalitari. Ho voluto mostrare come nel mondo le cose cambino”.