
Lido di Venezia, 11 settembre (red. cin.) – Il tentativo di “conciliare il grande cinema d’autore con il pubblico è la mission dei Festival, quattro ore con un film non sono facili ma con Lav Diaz sono una passeggiata”, dice convinto, il giorno dopo i premi, il Direttore della Mostra, Alberto Barbera difendendo comunque “il verdetto più equilibrato” che la Giuria di Sam Mendes gli ha consegnato negli utimi anni. “Ormai c’è un pubblico abituato a vedere lunghissime serie tv in streaming tutte insieme per decine di ore, il successo di Netflix lo conferma. E’ possibile cne The Woman Who Left si andrà a cercare- dice ancora Barbera- quel pubblico nelle piattaforme tv”. E’ un’ipotesi, visto che il film non ha trovato ancora una distribuzione in sala . Questa Mostra del resto ha cercato di stimolare nuove riflessioni sul cinema attraverso la sperimentazione della realtà virtuale, sui formati e anche sulla fiction che ha la qualità del grande cinema. E ha dimostrato anche nel verdetto dei giurati “la sua capacità di far dialogare gli autori con il grande pubblico”.
Il Direttore ne è convinto: lo dice richiamandosi esplicitamente a Nocturnal Animals di Tom Ford, a Jackie di Pablo Larraìn, La La Land di Chazelle ma non esclude interessi della distribuzione dopo il premio anche per The Bad Batch mentre sono già stati acquisiti da Academy Two Frantz di Ozon e Reparer les vivants, Liberami di Federica Di Giacomo, che conferma la vitalità del documentario: “E’ un Esorcista senza effetti speciali ma con uguale tensione”, dice convinto Barbera. “Dal Leone d’oro a Sacro GRA non ha più senso mantenere la distinzione storica tra documentari e fiction, la contaminazione è continua, il documentario usa elementi narrativi e il cinema di finzione incorpora materiale del cinema in presa diretta sulla realtà. In Liberami c’è una tensione narrativa che non viene mai meno”. La vittoria di Federica Di Giacomo, inoltre, riporta una regista italiana nel palmarès, dopo parecchi anni:l’ultima italiana era stata Roberta Torre nel già lontano 1997.
Bilancio del cinema italiano a Venezia 73: nessuna autocritica di fronte al flop dell’Italia in concorso? “Il cinema italiano non vive una stagione, anzi un semestre, felice, so che questo ha voluto dire prendersi il rischio di scelte non facili , anche perché i film dei grandi maestri non erano ancora pronti… Diciamo che abbiamo pensato più alle tendenze che al valore assoluto delle scelte”.
A Venezia però sono finalmente tornate le star e lapresenza di tanta America è stato un segno di cambiamento. “Segno del grande prestigio di questo Festival”, commenta il presidente della Biennale, Paolo Baratta. “Gli ultimi tre film che che hanno vinto l’Oscar® – aggiunge Barbera – sono stati lanciati qui: gli americani si sono resi conto che venire a Venezia, per quanto costi più di Toronto, è un buon investimento ed un ottimo trampolino internazionale”. Non è un caso che il menu della Mostra abbia guardato con una nuova attenzione (già confermata) alle majors e che, oltre al Presidente Mendes e ad alcuni titoli già di sicuro successo, Venezia 73 abbia schierato sul red carpet perfino la cavalleria rendendo omaggio nella serata finale, al genere dei generi, il western con Denzel Washington alla testa dei Magnifici sette in un remake memorabile.
“Venezia crea valore” dice convinto Baratta “E sarebbe stato, al contrario, un problema se la Mostra si fosse conclusa proprio con la vittoria di un film statunitense”. Gli ultimi autori a stelle e strisce ad aver trionfato alla Mostra? Pochissimi, ma tra questi ricordiamo senza dubbio nel 2010 il film di Sofia Coppola, Americana. E donna. Sei anni dopo le autrici tornano nel palmarès con The Bad Batch di Lily Amirpour (anche se la sua protagonista cannibale non ha convinto affatto critici e pubblico) e soprattutto in Orizzonti dove , con Home di Fien Troch premiata per la regia svetta, vincitrice della sezione, la nostra Federica Di Giacomo che ha girato con Liberami un documentario potente sul tema e sul mondo degli esorcisti, degno, dice oggi Barbera, anche senza effetti speciali, di competere sul tema pure con un film ‘storico’ come L’esorcista.
Una sorpresa e un bel successo per il cinema al femminile che già schiera, come annuncia il Presidente, sei nomi su dodici tra i candidati ad essere finanziati da Biennale College.