
Lido di Venezia, 2 settembre (Fr. Palm.) – Il restauro di Dawn of the Dead – European Cut, ovvero Zombi di George A. Romero – presentato a mezzanotte in Sala Giardino – ha fatto incontrare Dario Argento e Nicolas Winding Refn, insieme sul red carpet della Mostra per accompagnare in prima mondiale la nuova versione rimasterizzata in 4K del film cult del 1978, montato e curato all’epoca per il mercato europeo da Argento, con le musiche dei Goblin. La proiezione viene preceduta da una presentazione dello stesso regista italiano, produttore della pellicola, al fianco di Refn, supervisore del restauro in alta definizione, realizzato da Koch Media in collaborazione con Norton Trust e Antonello Cuomo.
I due cineasti sono felici di aver condiviso il progetto: “Refn è un talento molto originale, in lui si ritrovano tracce del cinema del passato che lo rendono così forte e diverso da tutti gli altri autori – dice Argento – Sono contento che sia venuto qui proprio lui, che ama e conosce il mestiere”. “Mi ritengo una versione più giovane di Dario e sono fiero di esserlo – replica Refn – Una delle sue qualità è la singolarità, è stato pericoloso e continua a esserlo. Pochi artisti hanno lavorato con lo stesso tratto distintivo”.
Zombi, secondo capitolo della quadrilogia sui morti viventi creata da Romero nel 1968 con La notte dei morti viventi – a cui sono seguiti Il giorno degli zombi (1985) e La terra dei morti viventi (2005) – secondo Refn “non è solo un film. Va oltre i confini pop e raggiunge uno scopo più elevato, raccontando la società come nessuno aveva allora previsto. È un’esperienza, più che un’opera, tra le più grandi della storia del cinema”.
“Non so se sia tra le più importanti ma di certo ha segnato un momento che importante era – interviene Argento – È stato il primo film fatto con George, uno dei rari casi in cui due registi collaborano in modo così stretto. Si è distinto perché rifletteva il pensiero politico dell’epoca, fu come un manifesto. L’attacco al centro commerciale e la sua distruzione completa ha un valore simbolico ed è stato un film profetico, perché gli zombie, nella loro spietatezza e nella mancanza di morale, oggi si ritrovano in tanti posti del mondo, dove agiscono i terroristi e altre bande di malfattori”.
Argento, sulla scia dei ricordi, ha ripercorso la genesi del lavoro: “George ha scritto il film a Roma, in un residence vicino a casa mia. Ci vedevamo tutti i giorni e parlavamo, in quel periodo era depresso perché erano andati mali alcuni suoi film. Quando ci siamo incontrati in America, precedentemente, gli ho ridato sicurezza e entusiasmo in se stesso, così ha ricominciato a crederci e si è messo a scrivere”.
Tante cose sono state decise insieme: “Per le musiche mi mandò un montaggio di 3 ore, ma il materiale mi sembrava ‘arruffato’ ancora e mi sono messo d’impegno a dare un ordine. Lui ha fatto lo stesso, poi ci siamo confrontati e anche se voleva che la sua versione fosse l’unica a circolare nel mondo, dopo apprezzò anche il mio editing e cambiò la sua visione. È stato sempre un parlare, un discutere in due per rendere il film più internazionale possibile. Si parlò di contrasti, ma non è vero. Questa esperienza ci ha legato per molti motivi”.
Elemento innovativo a suo tempo, la riflessione sull’avvento del consumismo: “E’ interessante che i mostri non sono buoni o cattivi ma sono immagini a specchio della produzione di massa e del consumismo che è diventato sempre più spietato – dichiara Refn – L’economia mondiale si basa su quanto consumiamo e anche nello spettacolo è così”.
Un messaggio che suona attuale quanto mai, che non va dimenticato: per Argento, “È un miracolo che il film esca dopo tanti anni e faccia ridiscutere come fosse la prima volta. Ha segnato un momento della storia del cinema, all’epoca non si facevano film cosi pieni di rabbia. Ma il cinema è politica e non può essere anestetico, al cinema si va per pensare”.
Inevitabile chiedere a un maestro come lui il suo parere sugli horror di oggi: “Sono diventati commerciali, in mano alle mayor. Se un film va bene se ne fanno tanti altri uguali ma sono rozzi, non puntano più sulla psicologia. Bisognerebbe semmai guardare l’horror che viene dall’Oriente, che possiede nuove idee e spunti”.