
Roma, 12 ottobre – La Presidenza nazionale ANEC ”condivide le riflessioni espresse dall’ANEC lombarda sullo stato di sofferenza dell’esercizio tutto in seguito alla annunciata chiusura della multisala Apollo SpazioCinema e del ridimensionamento della multisala Odeon The Space di Milano e rinnova l’appello alle istituzioni al fine di attivare un meccanismo di sostegno incentivante che ponga al centro dell’industria, come avviene negli altri mercati, il “sistema sala”. A fronte di un’erosione dei ricavi, i costi di gestione sono ai limiti della sostenibilità, con conseguente scarsa redditività e perdurante fase di limitati investimenti in nuove strutture cinematografiche.
Prima di avviare lo sviluppo di nuove sale moderne nel tessuto urbano, come auspicato da alcune componenti dell’industria cinematografica, occorre ribadire l’urgenza di fatti concreti e comportamenti concludenti per gli schermi esistenti: la sala cinematografica, è un dato di fatto, ormai da anni non si trova più al centro dell’agenda politica del governo centrale come di quelli regionali e locali, prosegue invece la desertificazione dei cinema dei centri urbani in tutte o quasi le principali città italiane, fonte insostituibile di ricavi per la produzione italiana grazie alla prossimità con un pubblico adulto, spesso maturo.
Accanto al sostegno della produzione, cinematografica e televisiva, è contraddittorio trascurare la promozione e la diffusione della stessa, ovvero il contestuale sviluppo e rilancio del parco sale: le risorse stanziate sono ai minimi termini, tanto nel sostegno agli investimenti per il rinnovo delle sale esistenti quanto nelle misure fiscali ed economiche che, incentivando la programmazione di qualità, alimentano l’intera industria audiovisiva. Ormai da tempo non si investe in Italia nei multiplex e nei cityplex, la cui necessità è condivisa soprattutto in aree in cui l’offerta di cinema rimane carente o inesistente, in quanto i dati sul ritorno degli investimenti (tra tassazione e costi di gestione) sono spesso negativi. Nessuna amministrazione comunale, gravata da problemi di bilancio che mettono a rischio anche i servizi essenziali, può sostenere interventi come quelli effettuati in altre città europee.
Ci troviamo infatti nella paradossale situazione in cui nel nostro Paese si producono sempre più film, ma con un budget medio sempre più ridotto e una conseguente qualità media delle opere sempre più bassa, fattori che portano alla loro difficoltà di accesso alla distribuzione e a registrare esiti commerciali insoddisfacenti: prova ne sia il fatto che nei primi 9 mesi di quest’anno la quota di mercato del nostro cinema è precipitata sotto il 18 per cento contro il 22 per cento del 2014. Accanto alla qualità delle opere e alla loro omologazione per generi – la stragrande maggioranza dei film prodotti sono commedie – occorre anche denunciare per l’ennesima volta storture non più accettabili, come l’assenza di titoli per 3-4 mesi l’anno e il conseguente ingolfamento di nuove uscite nei restanti periodi.
L’appello a uno sforzo congiunto che ponga la sala al centro della politica culturale, dello sviluppo socio-economico urbano e del rilancio del consumo culturale nei centri cittadini va di pari passo con l’invito a superare logiche di steccato che hanno ridotto ai minimi storici gli interventi sull’esercizio: la faticosa digitalizzazione delle sale è stata resa possibile grazie all’intervento della quasi totalità delle Regioni con il coordinamento del Mibact, al meccanismo di condivisione dei costi da parte della distribuzione, al credito d’imposta introdotto dal Governo, che auspichiamo possa essere confermato sia nella disponibilità di risorse che nell’estensione ai nuovi impianti di proiezione. Emerge inoltre con urgenza la necessità di ripristinare (e finanziare) meccanismi di sostegno agli interventi per la ristrutturazione, il rinnovo e la trasformazione delle sale esistenti, parallelamente ad provvedimenti che riducano l’impatto della tassazione e dei consumi energetici delle sale, come avviene in molti altri Paesi, tenendo conto delle specificità degli immobili adibiti a sale di spettacolo e della connotazione culturale delle attività espletate, insieme a una politica di facilitazione degli investimenti in nuove strutture.
L’auspicio della Presidenza ANEC è che il clamore suscitato dal “caso milanese” possa potenziare l’impegno profuso nell’affrontare un tema che non coinvolge soltanto la categoria rappresentata ma si rivela decisivo per la vivibilità delle città italiane, per il consumo culturale e, di conseguenza, per le indubbie e positive ricadute sull’economia nazionale.