
Roma, 18 ottobre (Francesca Palmieri) – Gianni Amelio torna a scuola per il documentario Registro di classe – libro primo 1900-1960, che ha firmato insieme alla montatrice Cecilia Pagliarani, un lungo viaggio tra banchi, insegnanti, bambini e genitori, ripercorso attraverso materiale d’archivio che fotografa aspettative, delusioni e diritti non uguali per tutti nell’Italia del fascismo fino al boom economico. Dalla Festa di Roma, dove la pellicola, prodotta da Istituto Luce Cinecittà con Rai Cinema, è stata presentata, Amelio annuncia che l’argomento è così articolato che già sta lavorando al secondo capitolo (“Sarà pronto per il 30 novembre”, assicura) e che realizzando questo progetto è riuscito in un piccolo sogno: portare il mondo della scuola dell’obbligo sul grande schermo.
Un sogno accarezzato da tempo e mancato, però, perchè il documentario nasce da un’idea rimasta nel cassetto, che non ha mai visto la luce: “Sono anni che tento di fare un film sulla figura di una maestra nel dopoguerra, ispirandomi a una storia di famiglia – svela Amelio – Mia zia era una maestra di scuola serale, faceva tanti km a piedi, con qualunque clima, per andare ad insegnare, in Calabria, nella Sila. Il suo ricordo è talmente forte nella mia memoria che volevo raccontare di una ragazza uscita dalle magistrali che andava in un paese sperduto in una scuola un po’ particolare, dove non ci sono bambini ma solo adulti, tutti uomini, ben 350, dai 21 ai 100 anni. Dato che nessuno mi ha fatto fare il film, mi sono detto che ne avrei montato uno d’archivio”.
Amelio ha così bussato alla porta di Roberto Cicutto, l’ad di Istituto Luce Cinecittà: “Sono andato da lui, gli ho chiesto di finanziarmi una ricerca all’interno dei caveau dell’Istituto Luce e ho chiesto lo stesso alla Rai per le Teche – dice il regista – Abbiamo fatto una ricerca sul materiale già esistente, per scovare all’interno di questi tesori le cose da dire. Ma l’arco di tempo era troppo piccolo per tutto l’insieme della storia, così con i produttori abbiamo deciso di fare due libri”.
Il taglio da dare all’opera era chiaro sin da subito, prosegue poi Amelio: “Con Cecilia, che è la mia compagna di viaggio nel cinema dei documentari, con cui scavo nella storia italiana che ho vissuto sulla mia pelle, abbiamo scelto di non appesantire la narrazione e di non essere didascalici. Non volevamo insomma fare il solito sermone che resta tale e che lo spettatore non sente”. Obiettivo era raggiungere tutto il pubblico: “Faccio mie le parole di Elsa Morante che diceva ‘Io scrivo per una persona analfabeta’, ossia voleva farsi capire anche da chi non sa leggere. Noi ci siamo detti lo stesso, mettendo nel film tutto quello che di forte e serio c’è sulla scuola, ma partendo dai sentimenti e dalle figure centrali del dramma o della commedia, ovvero gli insegnanti, i bambini e i genitori. I politici e i ministri sono rimasti fuori e abbiamo scartato con grande piacere tanto materiale di questa natura”.
Amelio sottolinea poi di non amare il termine “scuola dell’obbligo”: “L’obbligo mi fa pensare a qualcosa di punitivo, mentre vorrei sentirla chiamare ‘scuola di diritto’, perchè ognuno ha diritto di frequentarla. E’ un bene per la società che il bambino vada a scuola, si tratta di un dono che fa la società a se stessa”.
Il documentario sarà nelle sale per 48 ore, con proiezioni e dibattiti, organizzati da Luce Cinecittà con il Miur e la Rai, che lo manderà in onda. E’ inoltre prevista l’uscita in Dvd per avere “una diffusione capillare e lunga”, come informa Cicutto.
Il secondo libro è stato annunciato ma forse non è finita qui: “Preparatevi alla terza puntata – dice Amelio rivolgendosi ai produttori – E’ una minaccia più che una promessa, ma nella seconda parte non esauriremo di certo tutti i problemi da affrontare, ce ne sono ancora tanti da risolvere…”.