
Roma, 30 marzo (Francesca Palmieri) – Una storia familiare ad alta velocità con un inedito Stefano Accorsi: Matteo Rovere entra nel mondo delle corse automobilistiche con Veloce come il vento, un film “di azione e sentimenti”, come lo definisce, che prende spunto da una vicenda reale e ha per protagonista, al fianco dell’attore, anche l’esordiente Matilde De Angelis.
Sullo schermo, la vicenda di due fratelli romagnoli che si ritrovano a distanza di tempo dopo l’improvvisa morte del padre: lui, Loris, 40enne tossicodipendente, ex pilota ormai inaffidabile e fuori dal giro; lei, Giulia, 17enne che concorre già al Campionato GT e ha ereditato il talento alla guida. Obbligati a stare insieme, da quel momento, cercheranno di ricostruire il rapporto facendo leva sulla grande passione in comune: correre in auto. Loris allenerà la sorella insegnandole i trucchi del mestiere e le regole della strada, avvicinandosi anche al loro fratellino minore. Scoprendo, tra adrenalina ed emozioni forti, il valore dell’essere uniti e del sentirsi parte di una famiglia.
Per il film – prodotto da Fandango con Rai Cinema, in sala dal 7 aprile con 01, dopo l’anteprima al Bif&st di Bari – Rovere si è ispirato ai racconti di Antonio Dentini, un esperto meccanico che gli ha parlato di Carlo Capone, campione di rally che nel 1984 vinse il Campionato europeo ma ebbe breve carriera, entrando nel tunnel della droga e finendo ai margini.
Come spiega il regista, anche autore della sceneggiatura insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri, “Sono rimasto molto colpito da questa realtà così intensa e piena di storie e avventure, molte delle quali sono intrecciate alla famiglia. Quello delle competizioni su pista è un mondo nascosto e segreto, con dentro un universo di personaggi epici come Capone, uomo irregolare e controcorrente che preparò al mestiere una ragazza, che nella finzione è diventata sua sorella. Mi piaceva l’idea di riportare in vita il personaggio e di far ricongiungere i fratelli, questo è un film di genere ma il tema delle auto è solo una chiave, una scatola narrativa per arrivare all’emozione familiare”.
Rovere precisa poi che, vissuto da vicino, questo microcosmo è ben diverso da come appare in televisione: “Non è freddo come la Formula 1 può mostrare – dice – Dietro ci sono tanti lavoratori e c’è soprattutto un’arte, spinta da una passione che conquista la vita ma rischia anche di mangiarla. Il protagonista è la metafora di questo mondo popolato da tanti personaggi folli, che può risucchiarti quasi come una droga. Per me era importante mettere al centro del racconto una donna che rappresenta in pieno un eroe al femminile, intorno a cui si muove tutto quanto”.
Accorsi – che per trasformarsi in Loris ha fatto un notevole lavoro sul fisico, imbruttendosi e dimagrendo – è stato entusiasta sin da subito del progetto: “È raro leggere dei copioni di così alto livello, che mescolano il cinema di genere alle storie umane, con dinamiche vicine a quelle che possiamo vivere tutti i giorni – afferma – Con Matteo abbiamo deciso di non far finta e di cercare la verità su tutto, dal mio fisico all’accento, dal modo di affrontare la tossicodipendenza all’aspetto professionale sui motori. Abbiamo fatto ricerche, incontrato sia chi ha problemi di droga, sia team familiari che gareggiano, letto libri e visto documentari. C’è stato insomma un lungo lavoro di preparazione per interpretare Loris, uno sportivo in equilibrio sul bordo, vitale, con fame di vita”.
Tante scene, aggiunge, sono state girate dal vivo: “Le riprese si sono svolte in concomitanza col Campionato GT, così siamo andati sul posto a rubare cose utili per il film – dichiara – Non abbiamo mai finito di stupirci mentre giravamo, è stata un’esperienza totalizzante, piena di sorprese. È come una pellicola analogica realizzata col digitale, con la macchina da presa sopra le macchine che correvano davvero, che ha catturato e restituito tutte le emozioni”.
Per Matilde De Angelis, è stato un esordio “potente”: “Quando Matteo mi ha contattato avevo appena fatto l’esame della patente – racconta – Lì per lì non mi sono resa conto bene di quello a cui andavo incontro, è stato tutto completamente nuovo per me, non conoscendo il cinema. Sul set c’era sempre una grande tensione ma Stefano e Matteo mi sono stati vicini fino all’ultimo, anche nelle situazioni più rischiose, in cui non si poteva sbagliare. Ho solo ricordi positivi di questo film, me lo porterò nel cuore per tutta la vita”.