Roma, 16 ottobre- La storia è vera: quella di Mattia Piccoli, nominato nel 2021 giovane Alfiere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella per “l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre”. Ma il regista Alessandro Aronadio, che oggi l’ha presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e ad Alice nella Città, non ha voluto conoscere prima di dirigerlo i protagonisti di questa vicenda: “Sarei rimasto influenzato dal loro dolore”. S’intitola Per te, è liberamente ispirato al libro ‘Un tempo piccolo’ di Serenella Antoniazzi (Gemma Edizioni), uscirà al cinema il 17 ottobre con PiperFilm e racconta la storia della famiglia Piccoli quando, poco più che quarantenne, viene diagnosticata a Paolo (qui interpretato da Edoardo Leo, che è anche co-produttore con Maurizio Piazza e Andrea Calbucci di Lungta Film e con PiperFilm) una graduale perdita della memoria. Da quel momento né il figlio (interpretato da Javier Francesco Leoni), né la moglie (Teresa Saponangelo) lo lasceranno solo con la sua malattia.
“Sentivo una grande responsabilità perché questi protagonisti stanno ancora vivendo questa storia- racconta il regista-. Ho cercato di accompagnare i miei personaggi e di trarre un filo tra commedia e tragedia. Volevo che fosse una storia universale. Non è un film che parla di malattia, ma di memoria e di cura”. E poi: “Ho voluto raccontare la loro vicenda con un sorriso che è anche una forma di resistenza ai dolori che capitano un po’ a tutti”. Mentre Edoardo Leo dice: “Volevo cercare di raccontare questa tragica storia con leggerezza, ma rispettando il dolore di questa famiglia. Per ‘18 regali’ ho conosciuto la famiglia, qui invece ho preferito incontrarli dopo, volevo che ci fosse l’essenza universale di quella storia e non solo la vicenda biografica. Mostrare le proprie fragilità è un punto di forza e ti porta a farti guardare non solo come un monolite, ma come un essere umano. È vero che la qualità del tempo vale più della quantità, ma la quantità ti consente di andare in profondità e di prendere più ricordi possibili”. E Teresa Saponangelo dice: “Mantenere una distanza rispetto alla storia vera significa permettersi una certa libertà. L’ironia è una forma di sopravvivenza, come dicono tanti psicologi, è una risorsa importante per gli esseri umani. Questo è anche un film sulla scelta di stare o di scappare. Qui Michela decide di restare e di accogliere. Spesso mi dimentico delle persone con cui ho vissuto momenti bellissimi e me ne rammarico, sono grandi perdite”. Infine l’esordiente Javier Francesco Leoni nei panni del piccolo Mattia racconta: “Questo è il mio primo film da protagonista, all’inizio avevo anche un po’ paura, ho dato il massimo a questo film e mi sono allenato con una coach per due mesi. È stata un’esperienza bellissima: recitare con loro e incontrare Mattia”.
Nel film sono presenti anche tanti spezzoni di film muti, soprattutto di Buster Keaton, ma anche ‘Rocky’ ha una grande importanza nella storia: “Buster Keaton rappresentava perfettamente l’equilibrio di un uomo costretto per contratto a non ridere mai, ma che rischiava la vita a ogni fotogramma- spiega il regista-. Per quel che riguarda Rocky è un film iniziatico per noi, perché racconta che si può vincere anche perdendo. E Paolo è un po’ Rocky in quel momento. È un film che ci ricarda la nostra liberta di essere fragili”.
Infine Aronadio conclude: “Ho cercato di evitare di scadere nel ricattatorio e nel guardare dal buco della serratura il dolore di una famiglia. Si parla anche di cura, che dovrebbe avvenire sempre tra gli esseri umani e non solo nei momenti di bisogno. In un’epoca come questa, piena di cinismo e egoismo, nella quale il mondo sembra aver perso la memoria e nella quale siamo sempre iperconessi, ma sempre più soli, una storia come questa andava raccontata”.

