Venezia, 8 settembre- Quattro musicisti per cinque film, è questo il bilancio finale della presenza dell’Associazione Compositori Musica per Film alla 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sono Virginia Guastella, Fabio Massimo Capogrosso, Michele Braga e Tony Carnevale. Acmf ha raccolto le loro dichiarazioni: un’occasione per raccontare come nasce e si sviluppa il lavoro musicale che accompagna l’opera cinematografica, dando un contributo autoriale importante alla realizzazione dei film. Anche Gianni Canova – Presidente della Giuria Opera Prima – in una recente intervista per Venezianews ha sottolineato il ruolo fondamentale della musica nel cinema: «In questi giorni, visionando decine di film, ho riflettuto su quanto il suono possa influenzare l’esperienza cinematografica. Una musica raffinata è in grado di esaltare le emozioni, e credo che la Biennale dovrebbe istituire un premio ufficiale per la colonna sonora.”
Virginia Guastella ha collaborato con le sue musiche alla realizzazione il film “Leopardi, il poeta dell’infinito” di Sergio Rubini, presentato fuori concorso il 29 agosto e prossimamente in programmazione su Rai 1. Per lei, questa esperienza è stata importante sia come compositrice che come performer e produttrice: «Rubini è riuscito a restituire un ritratto profondo e complesso del poeta, molto più umano e vero. Che i miei brani abbiano contribuito a punteggiare questa narrazione è stato un grande privilegio, arricchito dalla meravigliosa accoglienza del pubblico durante l’anteprima a Venezia. »
Fabio Massimo Capogrosso ha lavorato su due progetti d’autore di grande prestigio presentati fuori concorso l’1 e il 6 settembre: il cortometraggio di Marco Bellocchio “Se Posso Permettermi, Capitolo secondo” e il film “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini. «Essere coinvolti in un lavoro di Marco per me è sempre un grande privilegio» – dichiara il musicista – «e per il suo delizioso, profondo, ironico e sagace cortometraggio ho scritto una musica molto istintiva, libera ma anche abbastanza complessa. Ho scelto di utilizzare un piccolo ensemble formato da un quartetto di fiati e un quintetto d’archi. La scrittura è estremamente contrappuntistica e poliritmica e ben si sposa (a detta del regista) con le dinamiche psicologiche del racconto. La musica che ho composto per il film di Francesca Comencini rappresenta per me anche un ponte con la musica di Fiorenzo Carpi che per il Pinocchio di Luigi ha composto un vero capolavoro entrato nell’immaginario di milioni di persone. I brani Omaggio a Fiorenzo e Paese dei balocchi (presenti nella soundtrack) contengono una citazione della terza minore presente nel brano di Carpi.»
Michele Braga – compositore del film “Diva Futura”, diretto da Giulia Louise Steigerwalt e presentato il 4 settembre in concorso nella sezione Venezia 81 – ha voluto evocare il fascino delle Dive di Riccardo Schicchi «immaginandole come lui le avrebbe viste: figure enigmatiche e seducenti, con una presenza magnetica che richiama i toni caldi degli strumenti a fiato e l’anarchia organizzata del jazz. Il dolore e la morte, invece, sono raccontati attraverso una dimensione elettronica, che rappresenta la caduta improvvisa in una realtà distante dal sogno, dove i suoni si fanno più freddi e taglienti. Questo contrasto tra il jazz e l’elettronica è un viaggio sonoro con il quale ho provato a raccontare il passaggio tra la brillantezza seducente di un ideale alla crudeltà dell’esistenza. Sono grato a chi ha reso possibile questa visione musicale: il sax di Alessandro Tomei, le orchestrazioni di Marco Tiso, Mario Caporilli e la sezione di fiati, e gli arrangiamenti di Fabrizio Guarino. La colonna sonora è stata registrata a Roma negli studi della Digital Records, missata da Piernicola Di Muro.»
Per Tony Carnevale – autore della colonna sonora di “Vakhim”, il film di Francesca Pirani presentato il 6 settembre alle Giornate degli Autori nella sezione Notti Veneziane – «tutto il lavoro di composizione è stato basato sulla ricerca di sonorità che potessero rappresentare ed evocare le “memorie” profonde dei primi anni di vita del protagonista, vissuti in Cambogia. Cercando poi di mettere in relazione questo mondo con il mondo occidentale nel quale è stato catapultato a seguito di una adozione, da parte della stessa regista del film, all’età di quattro anni. La colonna sonora si muove tra linee tematiche legate alle realtà emotive dei personaggi e suoni indeterminati, con un lavoro accurato sui posizionamenti dei suoni, grazie al sistema Dolby Surround 5.1, curato dall’autore stesso. Emerge chiaramente la particolare poetica compositiva di Tony Carnevale per quanto riguarda il rapporto musica-immagine, dove i suoni entrano a far parte integrante del movimento scenico essendo trattati anch’essi come “immagini” presenti nella scena. I momenti più intensi delle composizioni sono interpretati dalla bellissima voce di Lavinia Mancusi.»
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